Gorizia come Pig Pen deve scrollarsi di dosso la polvere nefasta


Il cristianesimo e il socialismo internazionale sono forze insignificanti, se paragonati al patriottismo. Hitler e Mussolini riuscirono a conquistare il potere soprattutto perché intuirono questa verità, che i loro nemici non capivano. Lo scrisse George Orwell nel Il leone e l'unicorno, il quale precisò, peraltro, che “Nessuno è patriottico quando si tratta di pagare le tasse” (Diario di guerra, 9 agosto 1940).
Commemorazione o celebrazione. Mi sono chiesta, in questi giorni, se mi considero patriottica, ovvero se provo amor di patria. E l’interrogativo diventa ancor più pregnante nel momento in cui mi chiedo come sia possibile che si parli (e si scriva) indifferentemente, con riferimento al centenario della grande guerra che termina proptio quest’anno, di commemorazione o di celebrazione. Insomma, se nel sito istituzionale dell’avvenimento, nella sezione scuole è previsto un bando per il concorso riservato agli studenti: “Mai più trincee”, poco si sta facendo, a mio avviso, per promuovere la cultura della pace; la quale dovrebbe essere ben più importante della crescita dell’identità nazionale. E mi piace molto quindi l’obiettivo che i ministeri si sono dati nei programmi didattici: ovvero quello di “incentivare lo sviluppo di una coscienza storica e critica verso gli orrori del conflitto”. Commemorazione quindi perché non c’è proprio nulla da celebrare. E a ricordarlo sono i 15 milioni di morti.
Amor di Patria e senso civico. Insomma, dovrebbe essere questa l’impronta principale da dare agli eventi che via via si stanno organizzando nell’ultimo lasso di tempo ancora disponibile. Anche perché sperare di far recuperare l’amore per la Nazione è compito decisamente arduo, tenuto conto che – come bene ha osservato lo storico Emilio Gentile - «L’immagine che gli italiani hanno dello Stato è oggi di un’enorme macchina che depreda le risorse per sperperarle nel lusso di una classe politica che non rappresenta più il Paese, o per dirottarle su regioni improduttive o su imprese che nulla hanno a che fare con i cittadini, mentre sta aggravandosi una grave diseguaglianza sociale». Insomma, ci si potrebbe accontentare di senso civico se non di identità nazionale. Ma questo è un altro discorso, sul quale comunque ritorneremo.
Una lezione di storia. Un paio di giorni fa, assieme ad un gruppo di amici, ho riguardato il film “Uomini contro” di Francesco Rosi. Un film che dovrebbe essere proiettato, così come gli altri tre che trattano del medesimo argomento nelle scuole: mi riferisco al film All'Ovest niente di nuovo, tratto dal romanzo di Remarque “Niente di nuovo sul fronteoccidentale”, considerato universalmente come un classico dell'antimilitarismo, nonché una denuncia delle atrocità della guerra. Ad Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick (che sarà trasmesso in TV mercoledì 15 agosto 2018 alle 13,15 su SKYCINEMACLASSICS) e Per il re e per la patria di Joseph Losey. Film di alta qualità narrativa e di comune denuncia contro i massacri.
Guardando Uomini contro, e conoscendo un po’ di storia, mi sono chiesta come possa essere perseguito l’obiettivo del Governo di “incentivare lo sviluppo di una coscienza storica e critica verso gli orrori del conflitto” se, nella mia  città che amo proprio in quanto è stata la città della convivenza, esistono delle vie dedicate a uomini di guerra. In alcuni casi anche a chi, com’è per il generale Luigi Cadorna, le cui azioni sono da considerarsi ed anzi storicamente ormai considerate discutibili. Lo stesso discorso vale comunque a vie o piazze il cui nome è una data collegata alla grande guerra: Ponte VIII agosto, viale IX agosto, viale XXIV maggio, tanto per intenderci.
Insomma, mi piacerebbe pensare che una proposta di iniziativa popolare tesa ad eliminare dalla toponomastica cittadina, ovunque, ogni riferimento agli eventi bellici, partisse proprio da Gorizia. Una città che è stata e definita tutto: Nizza austriaca, meta privilegiata della borghesia europea, ma anche città martire per le innumerevoli perdite subite durante in conflitti. Sergio Mattarella, in occasione di una sua visita a Gorizia, due anni fa, ha affermato che la città ”guarda, meritatamente, ad un futuro che corrisponde alla sua vocazione internazionale”. Un ruolo, aggiungo, che può essere perseguito soltanto se ci scrolliamo di dosso la polvere degli eventi nefasti, rimuovendone materialmente i riferimenti. Come un novello Pig Pen di Charles M. Schulz, che improvvisamente scopre di essere bello e amato. 
Leggere per conoscere. La storia di Gorizia e dell’Isontino è tracciata in maniera sublime, attraverso luoghi e incontri, da Hans Kitzmuller nel suo volume “E in lontananza Gorizia”. Dello stesso autore si consiglia anche la lettura della sua opera più recente “Lungole rive dello Judrio.”

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