Frammenti di storia e storie. il conte Giacomo Ceconi

 

Cosa accomuna il castello del conte Giacomo Ceconi di Pielungo con la villa che fu sede del convitto delle madri Orsoline in via Montesanto a Gorizia? E’ una storia nemmeno tanto lunga e ve la voglio raccontare. Come ho scritto nel mio profilo di presentazione, sono nata a Gorizia, in via San Gabriele, quando ancora le chiome degli imponenti ippocastani erano il tetto delle nostre verdi dimore. Ho fatto a gara sulla collina per dimostrare il mio il coraggio nel folle gioco di superare il reticolato quando ancora i drusi erano gli orchi che mangiavano le bambine. Ho passeggiato nelle sere d'estate a caccia di lucciole lungo un confine che definiva e divideva due mondi e, come tutte le altre bambine del quartiere, l’asilo (non si chiamava ancora scuola materna) e le elementari le “ho fatte” dalle Orsoline.

La sede della scuola e del convento delle Orsoline occupava un grande spazio che, in parte, alla fine degli anni ’70 è stato destinato ad area per l’edilizia privata, a seguito della revisione del piano regolatore generale curata, all’epoca, dall’arch. Roberto Costa. All’interno della proprietà tre distinti edifici che, nel tempo, hanno subito destinazioni diverse. Quello prospiciente la via Palladio utilizzato ancora oggi  quale scolastica, quello posto all’imbocco di via Palladio, progettato dall’arch. Max fabiani ed oggi in vendita. Ed, infine, l’imponente villa che Giacomo Ceconi fece costruire per i suoi figli che frequentavano le scuole a Gorizia, anch’essa oggi in vendita.

Ecco svelato, quindi, il connubio. Ma chi era Giacomo Ceconi vissuto a cavallo del ‘800 e del ‘900, tra l’ Impero Austriaco e il Regno d’Italia? Incomprensibilmente, ma forse nemmeno tanto, tenuto conto che la odonomastica (termine corretto per definire l’attribuzione del nome a strade e piazze) non è mai stata utilizzata, a Gorizia, per costruire il senso di appartenenza della Comunità cittadina. Tutt’altro. Come ha ben chiarito Marco Barone, nel suo contributo, si è fatto di tutto per cancellarla. Evocando una storia, soltanto recente, che nulla ha a che vedere con la storia pluricentenaria della città e del Goriziano. Gorizia, in pratica, racconta la sua storia attraverso una toponomastica inequivocabilmente legata agli eventi bellici della prima guerra mondiale ed ai suoi protagonisti. Cadorna, Diaz, Cascino, Scodnik ecc.. Personalmente, ritengo ingiusto si ignorino i suoi 1000 anni di storia, ma soprattutto i secoli del suo massimo splendore: il settecento e l’ottocento.

Ed è a cavallo tra l’800 e l’inizio del ‘900 che si sviluppa la storia di Giacomo Ceconi, Costruttore di ferrovie, strade e porti, Giacomo Ceconi – morto a Udine nel 1910, a 77 anni – è rimasto nella storia europea quale realizzatore di due grandi opere in particolare: il tunnel dell'Arlberg (1880-1883), per collegare il Tirolo al Voralberg, e la galleria della Wochein-Bohinj (1900-1906) sulla linea Transalpina che, dopo il monumentale ponte di Salcano sull'Isonzo, approda a Gorizia per proseguire per Trieste-Campo Marzio. Dopo le ferrovie, terzo fiore all'occhiello, se così possiamo chiamarlo, del grande impresario, è la Strada Regina Margherita (1889-1891) da Casiacco a Pielungo, realizzata per togliere dall'isolamento il suo paese natale e altre borgate della valle.

Giacomo Ceconi nacque  a Vito d'Asio, allora provincia di Udine e sotto l'Austria, nel 1833. «Povero e rimasto analfabeta fino ai vent'anni», comincia come manovale a Trieste, dove la sera frequenta «corsi di disegno, calligrafia, arti e mestieri». Lavora alla Sudhbanh, la Ferrovia Meridionale, e poi – già come capo operaio – alle stazioni di Klagenfurt e di Zagabria. Passa quindi ai subappalti, fino al 1865, quando si affranca del tutto. Costituita la sua impresa, prima di cimentarsi con l'Arlberg, costruì un tratto ferroviario in Baviera e le stazioni di Tarvisio e Pontafel, la parte austriaca di Pontebba. Opera nel porto di Trieste e in altri della Sardegna. Naturalmente la sua opera più impegnativa resta il tunnel dell'Arlberg, inaugurato il 20 settembre 1884 da Francesco Giuseppe: in suo onore, una collina della zona fu denominata Ceconi-Hugel. Anche la galleria della Wochein (Bohinj), oggi in Slovenia, è rimasta nella storia: nel 2006 ha compiuto cent'anni e nell'occasione il Comune di Bohinjska Bistrica ha dedicato una piazza al suo costruttore.

Gorizia, invece, lo ha fino ad ora ignorato del tutto. E ciò anche se una città dovrebbe dedicare le sue vie ai grandi che le danno onore e a cui vuol dare onore, ai grandi di cui si vanta, la cui vita, conclusasi ieri, illumina la vita di coloro che vivono oggi. Chi dà il nome a una strada o a una piazza ammonisce chi abita in quella strada o quella piazza a vivere come lui, si presenta come modello di vita, di professione, di arte, di scienza o sapienza.

Uno spaccato della straordinaria storia della famiglia Ceconi è raccontata nel romanzo di Hans Kitzmuller, discendente del nobile friulano, “Viaggio alle Incoronate”.

Per saperne di più sulla storia di Giacomo Ceconi, si consiglia la lettura di questo approfondimento.