Quando la musica unisce: la storia di Maria de Pace

Ad ottobre del 2023, per i tipi della Braitan, è stato pubblicato un interessante volume a cura di Hans Kitzmuller, germanista, traduttore, e pubblicista, autore di numerose opere sulla cultura tedesca e mitteleuropea a Gorizia, oltre che di fortunati romanzi e taccuini di viaggio. La casa editrice fondata nel 1984 dallo stesso Kitzmuller, è dedita alla riscoperta dei più significativi autori sloveni, friulani e carinziani. E, di conseguenza, non ci poteva essere miglior casa per accogliere l’ultima fatica dell’instancabile navigatore dal titolo Gorizia austriaca, pagine ottocentesche. In questo volume Kitzmuller raccoglie brani e citazioni di carattere storiografico, saggistico, letterario e giornalistico proponendo una scelta di visioni e testimonianze ottocentesche di autori italiani, sloveni e tedeschi intorno ad alcuni aspetti molto originali di quella affascinante ma perduta identità storica e geografica che caratterizzava il Goriziano nel suo secolare passato di convivenza di nazionalità e lingue diverse.

E’ in questo contesto che, sempre Kitzmuller, per il Dizionario biografico dei friulani, ha raccontato la bella e per certi versi sconosciuta storia di Maria de Pace che, nata a Tapogliano (Udine) nel 1882 morì nel 1958 a Graz (Stiria, Austria). La nobildonna che si distinse nell’assistenzialismo, fu di profondi sentimenti patriottici filo austriaci ed i suoi interessi riflettono l’atmosfera che si respirava nella famiglia dei conti Pace, contraddistinta da una notevole sensibilità per i problemi sociali e da una certa attenzione per la letteratura friulana. I Pace, peraltro, vantavano fra gli antenati anche la prima letterata conosciuta della regione. Si tratta di Teresa de Pace nata a Vienna nel 1760 dalla famiglia dei conti di Thraun, la quale si stabilì a Gorizia dopo aver sposato il conte Bernardino de Pace. Teresa che dimostrò particolare abilità nel disegno (peraltro fatto quasi consueto per le nobildonne del tempo) si dedicò allo studio delle lingue e delle letterature italiana e francese. Dalle sue ampie letture che spaziarono anche nella filosofia, ne uscì un saggio dal titolo Riflessioni storico-critiche sopra le migliori opere d’autori moderni fatte per diporto da una dama. Pier Antonio Codelli, monsignore, al quale è dedicata la centralissima via cittadina a Gorizia, la menziona specificatamente nell’opera Gli scrittori friulano-austriaci. A Tapogliano crebbe assieme a Therese Lapenna, orfana ospite dei Pace. Lapenna si distinse nelle traduzioni e viene ricordata per una sua conferenza in friulano sulla Croce Rossa, letta ad Aiello il 22 novembre 1914 e stampata in opuscolo. Maria Pace sembra condividere la sensibilità di Teresa e seguirne l’esempio. Durante la grande guerra la nobildonna si impegnò infatti in Austria collaborando nell’organizzazione per l’assistenza ai profughi giunti dal Friuli austriaco, al cui vertice si prodigava monsignor Faidutti, deputato isontino al parlamento di Vienna. Alcune pubblicazioni testimoniano il profilo culturale e l’impegno della contessa Maria Pace in tempo di guerra. Si tratta di due libretti da lei curati con grande perizia nel 1917, entrambi stampati a Graz sotto l’egida della luogotenenza della Stiria e destinati ai profughi friulani. Un gran numero di abitanti del Goriziano allo scoppio del conflitto si rifugiò o venne avviato a Graz e in altre località dell’Austria in appositi campi, dove rimase sino alla fine della guerra. In quanto componente del Comitato per i profughi meridionali, Maria de Pace collaborò anche ad iniziative volte ad assicurare l’assistenza spirituale. Con questo intento raccolse una serie di canti popolari italiani, friulani e tedeschi ciascuno tradotto anche nelle altre lingue, nonché brani liturgici e di musica sacra, curando l’edizione di una scelta di poesie e canti intitolata Gloria-Viktoria! e una di preghiere e canzoni sacre col titolo Osanna. Questi opuscoli vennero diffusi tra i profughi o tra i friulani che militavano nell’esercito austro-ungarico. I due titoli ricordati hanno arricchito il filone delle traduzioni dal friulano in tedesco o viceversa, invero non molto numerose ma tipiche alla fine dell’Ottocento e nei primi del Novecento nel Goriziano, dove il friulano godeva di una particolare attenzione anche in ambiente colto e aristocratico. Alla fine del conflitto Maria Pace ritornò a Tapogliano, dove abitò sino ai primi anni Trenta. Si trasferì poi a Graz e quivi trascorse il resto della sua vita. Morì nel capoluogo stiriano nel 1958.

Dell’attività svolta da Maria de Pace ne scrive anche Andrea Nicolausig sulla rivista Borg San Roc (n. 31/2019). Racconta, infatti, che tra le molte persone che si distinsero per l’assistenza alle popolazioni profughe in Austria durante la Prima guerra mondiale, va annoverata la contessa Maria de Pace che si adoperò per la realizzazione dei due libretti di musica, entrambi stampati a Graz nel 1917 e pubblicati dall’I.R. Luogotenenza della Stiria con l’approvazione dell’Ordinariato arcivescovile di Seckau presso Graz. È davvero significativo, osserva Nicolausig, riscontrare che in un momento drammatico come quello della profuganza si sia pensato di realizzare due pubblicazioni così preziose ad uso del popolo con canti in tedesco, friulano e italiano, molti dei quali tutt’ora eseguiti nelle cantorie parrocchiali del Goriziano. Non si può dimenticare che in quegli anni si trovava profugo a Wagna anche il maestro della Cappella Metropolitana di Gorizia Augusto Cesare Seghizzi, che compose in tale occasione una «Messa da Requiem». Il campo di Wagna che vide la presenza di un numero notevole di cittadini di Gorizia, al suo interno, oltre alle scuole, alla chiesa e alle piccole attività culturali, aveva anche la scuola di musica per bambini. E questa era guidata proprio dal maestro Augusto Cesare Seghizzi. Il canto, quindi, come sintesi di amicizia e fratellanza. Non può stupire, quindi, il grande entusiasmo che fu dimostrato in tutta l’Austria per il grande concerto eseguito a Vienna, alla presenza di alcuni membri della famiglia imperiale, il 31 marzo 1916.

La musica, quindi, come condivisione. Non può che essere letta così l’iniziativa di Maria de Pace nel momento in cui i goriziani vissero la drammatica esperienza di dislocamento, sofferenza e incertezza. Non si può negare che questo periodo segnò un importante capitolo nella storia della città e rappresenta un esempio delle conseguenze umane e sociali ancor’oggi, a mio avviso, percepibili. Ben vengano, quindi, le iniziative come il concorso internazionale Intitolato a Cesare Augusto Seghizzi, musicista e compositore goriziano, fondato nel 1961 che ogni anno, d’estate, si svolge in città. Il concorso ha una lunga storia e ha contribuito a promuovere la musica corale, attirando cori e musicisti da tutto il mondo. La musica è un linguaggio universale, un mezzo di comunicazione che supera barriere culturali, linguistiche e geografiche. La sua capacità di connettere le persone, evocare emozioni e creare un senso di appartenenza è straordinaria. La musica, quindi, come condivisione: Maria de Pace dixit!