Buon anno da Gorizia


E così un altro anno se ne sta andando. Poche ore ancora e gli immancabili botti annunceranno il nuovo anno. Le lancette dell’orologio si spostano, e decretano l’entrata in un altro giorno, un altro mese ed un altro anno. Un orologio digitale non potrà mai dare l’emozione dello scorrere del tempo, così come le lancette riescono a fare. Insomma, ci sono “cose” (ovviamente in senso lato) che non possono essere sostituite dalla tecnologia, tanto sono radicate nella nostra mente. Ma credo che il principio non possa valere per la macchina fotografica. Il passaggio dalla analogica alla digitale non ha soltanto aperto il mondo della fotografia anche ai meno esperti; ma, nell’era di Internet, ha soprattutto reso possibile la condivisione delle emozioni. E non smetterò mai di ringraziare Beny Kosic e Lucio Ulian i quali, attraverso le loro pagine Facebook pubblicano le bellezze della nostra regione, catturate con una capacità che, forse, un po’ invidio. Soprattutto perché di fotografia me ne intendo abbastanza avendo frequentato, seppur in epoca remota, un corso per fotografi professisti, posseduto un’ ottima Nikkormat, un ingranditore DURST e tutti gli accessori per lo sviluppo dei negativi e la stampa delle fotografie. Le foto di Beny e Lucio andrebbero divulgate, condivise attraverso i social perché, nonostante la fatica di molti (ed io tra questi) intenti a valorizzare l’immagine di Gorizia, la città è tuttora un vaso di coccio, nonostante le straordinarie ricchezze del suo territorio.
Promuovere Gorizia è un diktat che mi sono posta nel momento in cui, un anno fa, ho creato questo Blog ed organizzato la serie di eventi per far conoscere uomini, luoghi e storia legati alla nostra terra. Salvo, poi, indispettirmi, quando scopro che salvo gli studiosi della grande guerra, l’Isonzo è poco conosciuto. Anzi potrei dire, sconosciuto ai più.  La comprova l’ho avuta poco fa quando ho deciso di pubblicare la foto di fine anno di Beny che ne ha catturato luci e colori. Curiosa di scoprire quante pagine sono dedicate all’Isonzo, ho avuto l’amara sorpresa che soltanto la Slovenia ne promuove il suo corso. Per il resto, il nome è associato esclusivamente agli avvenimenti della guerra. Decisamente un po’ poco se teniamo conto che tutto il suo corso è di incommensurabile bellezza e ricchezza naturalistica, se prendiamo in considerazione tutto il suo corso; come sarebbe logico fare. Scopriamo ed amiamo, quindi, questo fiume le cui acque smeraldo non hanno pari  in Italia e nel mondo. E, soprattutto, impariamo a conoscerlo nel suo tratto più vivace, la cui personalità i nostri vicini di casa hanno saputo sfruttare e valorizzare.
Buon anno a tutti!

Genio e generosità a Gradisca: l'eredità del signor Fissan


Se dovessi chiedere indifferentemente ad un uomo o ad una donna che hanno avuto a che fare con culle e pannolini se il nome Fissan ricorda loro qualcosa non ho alcun dubbio sul loro stupore alla domanda. Ciò in quanto la pasta Fissan sta a neonato come brioche sta a cappuccino o come fantascienza sta a Guerre stellari.
Credo siano in pochi, invece, coloro i quali conoscono la storia del signor Fissan, come comunemente veniva chiamato Osiride Brovedani il quale, nella cantina di via Alberti 6 a Trieste, produceva la panacea per culetti arrossati. Uomo dalla complessa personalità, (Trieste, 11 febbraio 1893 – 2 luglio 1970) è stato un imprenditore e benefattore italiano. Non facile da comprendere e conoscere senza nominare le sue due creature: la Fissan e la Fondazione che porta il suo nome. In esse si racchiude, in un certo senso, tutta la vita di un uomo, che, dopo aver raggiunto l’apice della sua attività creativa e produttiva nella Fissan, si è voluto ricordare di quella che era stata la sua base di partenza ardua, difficile e sofferta, che lo indusse, in uno slancio di umana solidarietà ed altruismo, a voler risparmiare a quanti più giovani poteva le sue sofferenze e offrire loro la sua esperienza per affrontare la vita con quella serenità e sicurezza che a lui erano mancate.

A Loqua per trovare marito


Fa uno strano effetto, ad un goriziano, vedere le immagini di Lokve ricoperta (o quasi dalla neve). Perché, essendo ormai da tempo dismessi gli impianti sciistici, a Lokve (che prende il nome dalle pozzanghere che si formano in autunno sui prati) ci si va quasi esclusivamente d’estate. Per il semplice motivo che d’inverno non ci sono strutture adeguate che possono offrire un punch, un brulè o una cioccolata calda ai coraggiosi avventori che non si lasciano spaventare dal gelo, pur di godere del meraviglioso paesaggio dell’altipiano.

Dintorni


Gorizia è il cuore della regione Friuli Venezia Giulia e la regione è stata classificata da Lonely Planet, un paio di anni fa, come una delle 10 mete più belle al mondo. Ma molto spesso non siamo consapevoli di questa ricchezza perché ciò che vediamo ogni giorni viene dato per scontato. Eppure il nostro entroterra è qualcosa di meraviglioso e Beny Kosic ce lo ha dimostrato ancora una volta. Scatti immortalati durante la pausa pranzo in una giornata di lavoro: tanto è vicina la selva di Tarnova.

American life: ce la racconta Rocco Ceselin


Credo che nessuno, più di Guido Chiesa, sia riuscito a riassumere in un solo paragrafo le motivazioni del mito americano. Ma che cos`è poi questo mito americano e che ha contagiato anche me, anni fa, tanto da giungere al punto di andare a New York, anche più di una volta all’anno? Me lo chiedo e richiedo tutte le volte che un amico o un parente mi informa del suo prossimo viaggio al di là dell’Oceano?