Eccellenze goriziane. La K9 isontina rescue: una realtà da conoscere

Un ruolo attivo nella ricerca di persone scomparse può essere svolto dalle associazioni di volontariato e dagli organi di informazione, su input del Prefetto. Lo prevede espressamente la legge 203 del 2012. Ecco che, allora, può diventare determinante l'intervento immediato dei cani molecolari
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Ogni appassionato di cani, dovrebbe avere nella propria biblioteca una copia de “L’anello di Re salomone” e di “E l’uomo incontrò il cane” di Konrad Lorenz. Nelle storie di cani, raccontate da Lorenz, possiamo riconoscere molti aspetti del comportamento dei nostri amici a quattro zampe, ma anche dei padroni consapevoli che non vedono nei cani oggetti, o dei giocattoli, ma amici con cui condividere la propria vita e le proprie esperienze. Credo che Konrad, se fosse ancora vivo oggi, vedrebbe con preoccupazione la moda, esplosa qualche anno fa, (specialmente tra star e vip) dei cosiddetti “dog toy”, cioè “cani giocattolo”: vere e proprie miniature viventi di cani di taglia piccola (volpini, chihuahua, maltesi ecc.). E ciò in quanto lo stesso aggettivo “toy”, giustamente, non dovrebbe piacere per niente agli amanti dei cani: gli animali non sono giocattoli, ma compagni di vita che meritano cure, attenzioni e amore costante. Insomma, sarà ben vero che i cani di piccola taglia vivono bene in appartamento e possono, con maggior facilità, seguire la famiglia nei suoi spostamenti. Ma per chi li ama e li considera “uno di famiglia” la taglia è decisamente irrilevante. Lo sanno per certo, ad esempio, Federica Obizzi e Marco Roset che grazie ai loro rispettivi Segugio bavarese, Bloodhound e Labrador, hanno dato concretezza ad una passione sportiva certamente ma anche civile. Insomma, quello che, per antonomasia, è il migliore amico dell’uomo, non è soltanto la creatura da esibire alla mostra canina o comunque da coccolare tra le braccia in quella che ormai comunemente è definita pet terapy. Termine coniato dallo psichiatra americano Boris Levinson nei primi anni '60 che letteralmente significa "terapia dell'animale da affezione"e consiste in una pratica di supporto ad altre forme di terapia tradizionali che sfrutta gli effetti positivi dati dalla vicinanza degli animali domestici, cani in primis, a una persona.

Il cane, infatti, se allenato adeguatamente, è uno straordinario strumento di aiuto all’uomo nella ricerca di persone scomparse. Ma questo lo sanno certamente tutti. Tenuto conto che in realtà e nella finzione cinematografica, capita molto spesso di vederne – muso a terra – seguire le tracce di qualcuno o qualcosa. Ma c’è ricerca e ricerca. Il mantrailing è una attività di ricerca con un cane addestrato a seguire la specifica traccia di odore di una singola persona, avendone prima individuato l’impronta olfattiva. Ed ecco il motivo per il quale si parla anche di “cani molecolari”. E ciò a differenza, quindi, di un cane da ricerca in superficie che individua qualsiasi persona in una determinata area. La disciplina, come del resto il nome stesso lo fa intuire, si è diffusa inizialmente negli USA per la ricerca di evasi e persone scomparse. Ma la tecnica è antichissima come ci spiega Federica Obizzi, mentre sorseggiamo un tè freddo sotto l’ombrellone di Marco Roset, mentre i suoi cani continuano ad annusarci i piedi. E’ infatti, riconducibile agli antichi egizi e romani, come tecnica militare di nicchia: ricerca e attacco. Oggi il suo utilizzo è sempre più diffuso nei vari Paesi Europei come affiancamento alle unità cinofile di ricerca in superficie. È un’attività adatta ad ogni cane, di qualsiasi razza o meticcio, in quanto l’utilizzo dell’olfatto, è la predisposizione naturale del cane.

Il Mantrailing sportivo è una disciplina in cui il cane, dopo aver annusato un testimone d’odore, ricerca un figurante lungo un percorso di difficoltà e lunghezza crescenti a seconda del suo grado di preparazione. Il cane lungo tutto il percorso è connesso al suo conduttore mediante un guinzaglio di lunghezza minima di 5 metri. In Friuli Venezia Giulia l’ Isontina K9 rescue ODV, organizzazione di volontariato iscritta regolarmente nel relativo registro regionale, ed i cui aderenti non si risparmiano certamente in termini di tempo dedicato all’attività. Al fine di essere sempre preparati al meglio per le operazioni di ricerca reale, infatti, si allenano con cadenza bisettimanale, partecipando anche ad esercitazioni con altre realtà interregionali. Ad oggi, orgogliosamente, (ciò in quanto l’addestramento è decisamente impegnativo) la Isontina K9 rescue può contare su 7 unità cinofile che hanno ottenuto il brevetto ufficiale. Un impegno, quello del gruppo isontino, che è stato recentemente gratificato dalla qualificazione ad “istruttore di mantrailing da soccorso” della stessa presidente Obizzi e di Marco Roset che ci ha accolto nel suo giardino, per raccontarci di questa interessante esperienza sociale. Problemi ce ne sono, ha sottolineato la presidente Federica Obizzi, ciò in quanto il mantrailing è una pratica relativamente giovane in Italia e, di conseguenza, non è ancora inserita in tutti i protocolli di ricerca nazionale ufficiali. Salita agli onori della cronaca in circostanze drammatiche, quali la ricerca della giovane Yara Gambirasio, rappresenta di fatto uno strumento di indubbio valore nella ricerca di persone scomparse anche se la tempistica svolge un ruolo importantissimo. E non è un caso, chiosa Federica, di professione avvocato, se la legge 203/2012 che reca disposizioni per la ricerca delle persone scomparse, prevede che chiunque (contrariamente a quanto avveniva in passato e quanto il cinema ci ha abituati a credere) può fare immediatamente denuncia se c’è ipotesi di pericolo per la persona scomparsa. Perché è evidente che prima iniziano le ricerche, più alte sono le speranze di trovare la persona che si è allontanata da casa.