Gorizia: mission turistica cercasi

Nel Vermount, per movimentare il turismo, hanno dovuto inventare il Foliage. A Gorizia che di attrattività ne ha da vendere, si è incapaci di un organico progetto di sviluppo su questo fronte. Grazie, quindi, a Nova Gorica che ci ha fatto salire sul suo carro vincitore. La proposta presentata, infatti, è stata di straordinaria intelligenza. Perché, mai, Nova Gorica ce l’avrebbe fatta da sola, perchè e a competere nella scelta c’erano Ljubljana, Pirano e Ptuj. Tutte città che, dal punto di vista culturale, hanno di che vantarsi. Insomma, tanto per mettere i puntini sulle “i” nel 2025 il titolo di Capitale europea della Cultura spettava ad una città slovena ed una città tedesca. Nova Gorica ha presentato una candidatura che ha nella cooperazione transfrontaliera con Gorizia il proprio punto di forza per valorizzare, nel miglior modo possibile, un territorio transfrontaliero unico. E gli intellettuali l’hanno ben capito se Paolo Mieli, Ferruccio de Bortoli, Massimo Cacciari, Vittorio Sgarbi, Ernesto Galli della Loggia, Quirino Principe, Sergio Romano, Marcello Veneziani e Alessandro Barbero hanno formalmente sostenuto questa candidatura.

Il programma, su cui si baserà questa occasione unica, più che di rilancio, oserei dire di vera e propria sopravvivenza è ormai pronto. Il titolo presuppone la realizzazione di un programma culturale della durata di un intero anno solare, dotato di originalità ed elevato livello qualitativo. Il termine per la presentazione del primo programma culturale (il cosiddetto bid book) è scaduto il 31 dicembre 2019. Le proposte sono state esaminate a febbraio 2020 da una giuria di esperti indipendenti, che ha preselezionato le candidature di Nova Gorica e Gorizia, Ljubljana, Pirano e Ptuj. Il secondo bid book di ben 100 pagine è stato consegnato ufficialmente il 24 novembre 2020. E chiunque lo può consultare. Nova Gorica e Gorizia sono state proclamate Capitale europea della Cultura 2025 il 18 dicembre 2020.

A prescindere dagli eventi che saranno realizzati nel 2025, qualche riflessione va fatta partendo da un’altra straordinaria circostanza che ha interessato il nostro territorio e che è andata persa: il centenario della grande guerra. Mentre la vicina Slovenia ha individuato e valorizzato i percorsi (sentieri di pace) a Gorizia non si è fatto alcunchè. L’esempio più eclatante è il monte Calvario, sulla cui cima non si trova una, dico una, nota storica informativa, nonostante l’importanza del luogo. Dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale il 24 maggio 1915, il Calvario divenne insieme al Sabotino e al monte San Michele, uno dei tre baluardi della testa di ponte austro-ungarica a difesa della città di Gorizia. La collina, seppur di altura modesta, venne fortificata con trincee e nidi di mitragliatrice. Le pendici vennero disboscate, al fine di non offrire alcun riparo agli attaccanti, e costellate di reticolati e filo spinato. Un'ulteriore protezione veniva fornita dalle artiglierie austroungariche posizionate sulle vette retrostanti come il Sabotino ed il monte Santo. Tra il 6 ed 7 agosto 1916, durante le prime fasi della sesta battaglia dell'Isonzo, la 58ª divisione austro-ungarica, che presidiava la vetta del Podgora, fu travolta dall'avanzata delle brigate Pavia, Cuneo e Casale che dilagarono verso Oslavia e l'Isonzo. La sera del 7 agosto gli austro-ungarici tentarono un ultimo contrattacco che fu però respinto con gravi perdite. A mezzogiorno dell'8 agosto le ultime truppe imperiali sul Podgora si arresero agli italiani che il giorno seguente entrarono a Gorizia.

Sarà pur vero che, prima di ogni viaggio, il turista accorto si documenta o dovrebbe documentarsi su ciò che intende approfondire a proposito di un territorio. E Turismo FVG, a questo proposito, ha certamente cercato di fare la sua parte allestendo delle pagine specifiche, ma ciò non toglie che quanto fatto, ad esempio, sul Monte San Gabriele dalla Slovenia (in partenariato con il Governo Italiano) è il miglior esempio di come si sarebbe dovuti intervenire per raccontare la Storia del nostro territorio. Mentre la mappa interattiva di turismo FVG non mostra, a Gorizia, alcun monumento.

Che fare, quindi, per non piangere soltanto sul latte versato, ovvero per una occasione persa? Personalmente ritengo che al di là delle occasioni, com’è stato il centenario della Grande Guerra e come sarà per GO 2025, ciò di cui Gorizia ha davvero bisogno è di rimboccarsi le maniche (politici, amministratori, imprenditori, uomini di cultura ecc.) per studiare assieme quale possa essere la sua ideale mission, ovvero l’identità sulla quale costruire il suo futuro. Le idee non mancano, ma è necessario emergano per poter essere discusse e condivise, una specie di Stati Generali, in pratica. Come aveva a suo tempo anche osservato Paolo Rumiz dalle pagine di Repubblica, di ritorno da Waterloo, interrogandosi sui motivi che ancora non hanno indotto, chi avrebbe il potere di farlo, a valorizzare i siti legati alla grande guerra. “Così, luoghi d' orrore diventano luoghi d' incontro e riconciliazione per l' Europa. Una strada dove l' Italia è ancora indietro, anche in luoghi-simbolo come il fronte dell' Isonzo”.

E, sotto questo punto di vista, viene quasi da piangere all’idea che il Comune di Gorizia ha avuto, nel 2017, di inoltrare richiesta di contributo alla Regione per la sistemazione del “Percorso del re”, ovvero il camminamento che, conduce al largo bastione settentrionale del castello, che all’epoca del conflitto offriva un punto di vista privilegiato sul fronte. “Ancora oggi (informa il sito istituzionale let’s go) è denominato “Osservatorio del re” poiché si diceva che proprio in questo punto il re d’Italia Vittorio Emanuele si fosse fermato a seguire le operazioni belliche durante la sua visita a Gorizia nel luglio del 1917. Oggi da qui si accede al Parco urbano del Castello.”

Il bando regionale che ha visto accolte, in prima istanza, le domande di contributo dei comuni di Malborghetto Valbruna, Tarvisio, Clauzetto, Tramonti di Sopra, Stregna e San Pier d’Isonzo, la dice lunga sulla capacità dell’Amministrazione di vedere al di là del centro cittadino. Come se il territorio delle sue frazioni, con le peculiari ricchezze che gli sono proprie non esistesse neppure. E questa considerazione, o meglio presa d'atto, lascia davvero l'amaro in bocca.

La foto di Piazza Vittoria è di Beny Kosic