Tag: celebrazione; guerra; Gorizia; Giorgio Mosetti


Leggo oggi, sul quotidiano il Piccolo, in una pagina interamente dedicata ai set cittadini, ovvero le occasioni in cui a Gorizia sono state effettuate riprese televisive o cinematografiche che “Pochi mesi fa sia in città che al Castello di Spessa di Capriva del Friuli è stata ad esempio girata la fiction "Il Confine" , andata in onda su Rai1 il 15 e 16 maggio scorsi. La mini serie in 2 serate è stata coprodotta da Rai Fiction e Paypermoon Italia per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale.” All’articolista vorrei chiedere il motivo per il quale ha utilizzato impropriamente il verbo “celebrare” anziché quello eventualmente corretto di “commemorare”.
O, comunque, se ci può chiarire che cosa ci sia da celebrare a Gorizia per ricordare la prima guerra mondiale. L’interrogativo è d’obbligo. Ciò in quanto mi è capitato, proprio nei giorni scorsi di leggere un post su un social network, in cui si affermava che Gorizia, con la prima guerra mondiale, ritornava all’Italia! Superficialità, quindi, o vera e propria ignoranza storica? Eppure, ai goriziani per nascita o residenza, vista la peculiarità della storia cittadina, dovrebbe ben essere noto che nel maggio del 1915 il Regno d'Italia dichiarò guerra agli Imperi centrali, con la finalità dichiarata di annettere tutte quelle terre che, pur trovandosi soggette alla sovranità asburgica erano abitate da genti considerate per storia, lingua e cultura, etnicamente italiane. Tali terre, definite irredente, includevano Gorizia. E ciò in relazione al fatto che sulla base di ipotetici censimenti presentava una maggioranza italiana o italofona. Insomma, tanto per parlare chiaro, queste terre sono state invase, così come è successo alla Sicilia con l’annessione dell’isola all’Italia cinquant’anni prima; allorquando nel 1860 Garibaldi sbarcò con le sue truppe a Marsala, sconfiggendo i Borboni. Anche se la storia della Sicilia è molto più complessa, come ben hanno evidenziato Pino Aprile nel suo “Terroni” o anche il bravo PIF nel film “In guerra per amore”. Ma la gente ahimè legge poco e quindi molto spesso parla e scrive sulla base del sentito dire.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro.” Così si era espresso Umberto Eco e così, nel mio piccolo, sottolineo io che posso affermare, senza tema di smentita, che esiste un divario, peraltro profondissimo, tra chi legge e chi non lo fa. Tra chi legge e chi legge e scrive, perché la scrittura ha l’effetto liberatorio di lasciare fluire le emozioni. Non era (e lo è ancora per chi mantiene l’abitudine) forse questo il motivo di tenere un diario, molto in voga una vita fa? A volte tradurre in parole i nostri pensieri può non essere immediato. Abbiamo bisogno di rielaborare le nostre idee, emozioni, sensazioni, dando loro coerenza. Scrivo, quindi, sono. Scribo ergo sum.
Un lettore vorace e scrittore prolifico è il goriziano Giorgio Mosetti. Un cinquantenne che sprizza simpatia da tutti i pori, la cui passione per la scrittura, sia in forma di racconto che in forma di poesia, - è lui stesso a raccontarlo - è nata a seguito di una forte spinta emotiva causata da un amore mancato. Insomma, aggiungo io, non tutti i mali vengono per nuocere. Giorgio, che di mestiere fa il geometra e quindi una professione tecnica che si potrebbe considerare mille miglia lontana dalla creatività necessaria ad un romanziere è, invece, sotto questo punto di vista prolifico, come ben dimostra la pagina del suo editore che ne propone le fatiche letterarie. Una scrittura schietta, veloce ed accattivante caratterizza la sua tecnica narrativa. Un assaggio è disponibile on-line con il racconto che gli è valso il terzo premio del concorso Fonòpoli - Parole in movimento.
Provare per credere.

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