Uova, conigli, gattini e pinze


Pochi giorni fa, per la prima volta, ho scoperto che non dappertutto l’uovo è il simbolo pasquale per antonomasia. Perché, tanto per intenderci, in Austria, il simbolo è il coniglietto. Ed ecco svelato il motivo del coniglietto della Lindt qualificata produttrice di cioccolato svizzero/austriaca) ed i scaffali pieni nei supermercati di proprietà tedesca nel periodo che precede la Pasqua. Insomma, paese che vai usanze che trovi.

Ricordando Gianfranco Saletta


Fin dal giorno in cui l’ho conosciuto mi è venuto istintivo chiamarlo “maestro”. Come poche volte, tuttavia, mi è successo. Anzi, credo di rivolgermi attualmente con questo appellativo, soltanto a Sergio Altieri, il Pittore.
Nello scrivere queste brevi righe, di presentazione dell’incontro con il Gruppo teatrale per il dialetto in programma venerdì prossimo 30 marzo, alle 18.30 in sala Dora Bassi, (Gorizia, via Garibaldi, 7) per ricordare la straordinaria figura di Gianfranco Saletta, ho ripreso in mano il testo dato alle stampe un anno fa, grazie ai colleghi/amici della Compagnia dal titolo proprio "Gianfranco Saletta, De divertirme go zercà ....e 'l Teatro go trovà". E mi è salito un groppo in gola nel leggere la dedica che l’estate scorsa, al termine di uno spettacolo a leggio nel parco del Municipio, il maestro Saletta mi scrisse sulla prima pagina del libro, appena acquistato, e a lui dedicato: “Speriamo in ottobre di poterci rivedere”. Vedendoci, di fatto, molto frequentemente, perché lo incontravo sempre nel medesimo bar, dove alla stessa ora si recava a bere il caffè e a leggere i quotidiani, è evidente che il suo riferimento ad ottobre era connesso all’attività teatrale. Per lui la vita.
E, quindi, mai commiato fu più appropriato delle parole con le quali, un Giorgio Amodeo commosso, l’ha voluto ricordare nell’ultimo saluto. Perché se è vero che ciascuno di noi ha una missione da compiere nella vita, quella di Gianfranco Saletta era sicuramente quella di fare teatro. E non a caso, infatti, come lui stesso amava raccontare tra gli aneddoti che gli erano più cari, dalla finestra della stanza in cui era nato, a Venezia, si intravvedeva - essendo a pochi passi - la statua di Carlo Goldoni.  Una missione che il Maestro Saletta ha svolto in maniera talmente ineccepibile, con tutta la dedizione che soltanto le grandi passioni possono motivare, da convincere fin da subito il Gruppo teatrale per il dialetto, da lui fondato tanti anni fa, ad inserire nella denominazione della Compagnia il suo nome.
Nel corso della serata gli attori della Compagnia, leggeranno alcune delle Maldobrie delle quali Gianfranco Saletta è stato insuperabile interprete.

A Gorizia tutto può succedere


Anche se amo favole e leggende, (perché c’è sempre se non un fondo di verità, perlomeno una morale) non avrei mai creduto di poter, un giorno, conoscere un discendente di Giacomo Ceconi. L’originario costruttore e proprietario della bellissima villa del complesso delle Orsoline dalle quali ho frequentato la scuola materna e le elementari e che, fin da piccola quindi, mi aveva sempre affascinata. Chi sia costui, ahimè, qui a Gorizia non sono in molti a saperlo. Ben diversa e migliore sorte gli è toccata in quel  di Udine, che gli ha intitolato una scuola ed una via. Abbiamo, invece, una via dedicata a Teobaldo Ciconi (San Daniele del Friuli, 1824 – Milano, 1863) giornalista, poeta e drammaturgo italiano. Misteri della toponomastica. E dire che Giacomo Ceconi è l’esempio regionale più eclatante del self made man, oggi tanto di moda.

Da Sissi a Kitzmüller


In tutta sincerità, se mi sento – profondamente – cittadina europea,  non credo proprio di poter dire di sentirmi italianissima; essendo stati i miei nonni, bisnonni, trisavoli, e via dicendo, cittadini asburgici. Insomma, è soltanto perché Gorizia è stata occupata dall’esercito italiano nel 1916 (e quindi, annessa all’Italia) che io – nata a Gorizia nel 1950 - mi posso oggi considerare cittadina italiana. Ed è forse anche per queste origini, che sono già tanti coloro i quali hanno mostrato un così rilevante interesse per la mostra dedicata a Sissi ed inaugurata nei giorni scorsi al museo di Santa Chiara; perché chi ha nel proprio DNA elementi formati in questa terra di confine, non può non amare il passato (in senso lato) di questa vecchia signora, la cui grandezza si era manifestata durante il periodo di appartenenza all’impero austriaco. Così come traspare da ville, palazzi, viali e giardini.