L’ex Cortina di ferro è diventata la rete della biodiversità europea

L’European green belt collega ventiquattro Paesi e rappresenta la spina dorsale di una rete verde pan-europea. In Italia il suo sviluppo è relativamente limitato, ma il borgo di Stregna (Friuli-Venezia Giulia) è comunque riuscito a distinguersi per una serie di iniziative virtuose.

Scrivevo, alcune settimane fa, che le nostre giornate sono scandite dalle news. Apri una nuova scheda, nel pc, nel tablet o nel cellulare, che il motore di ricerca preselezionato ti propone delle notizie. Per quel mistero recondito (almeno per me) sul funzionamento degli algoritmi, le informazioni che mi vengono proposte, a volte, sono mille miglia lontane dai miei interessi; ma talvolta il grande fratello c’azzecca proprio. Stamattina, ad esempio, mi è stato presentato un articolo pubblicato da Linkiesta che ha catturato subito la mia attenzione e che desidero condividere su questo Blog, tenuto conto che l’argomento trattato è totalmente coerente con lo spirito che ha caratterizzato il mio intento originario, ovvero diffondere la specificità del nostro territorio.

"Dalla Cortina di ferro alla cortina verde: Stregna, un borgo piccolissimo, poco più di trecento persone, nelle Valli del Natisone, in Friuli, quest’anno ha ottenuto il Model municipality award, il premio che la European green belt association assegna ai comuni più virtuosi nel proteggere l’ambiente lungo la Green belt, per la valorizzazione del territorio in chiave sostenibile e per la collaborazione transfrontaliera. L’European green belt è un lunghissimo corridoio ecologico creato sulle ex zone di confine tracciate dalla Cortina di ferro che, da nord a sud, dal mare di Barents sul confine russo-norvegese lungo la costa baltica, e attraverso l’Europa centrale ed i Balcani sino al Mar Nero, per dodicimilacinquecento chilometri, divideva l’Europa in due blocchi: abbandonate dopo la fine della guerra fredda, queste zone rappresentano un unicum a livello geografico, storico e naturalistico perché, lasciate allo stato naturale per quasi quarant’anni, hanno dato vita a una rete di biodiversità di straordinaria importanza, conservando un paesaggio della memoria dall’eccezionale valore.

Fin dagli anni Settanta, in diverse zone d’Europa, gli ambientalisti avevano posto la loro attenzione sulla natura rigogliosa e sulla fauna selvatica che hanno proliferato indisturbate. Lungo questa ex barriera politica, infatti, la Cortina di Ferro, impedendo l’antropizzazione, ha concesso alla natura uno spazio dove potersi conservare e la zona di frontiera è così divenuta rifugio per molte specie in via di estinzione. Oggi quest’area tutelata, il cui nucleo è stato costituito nel 1989, collega ventiquattro Paesi, rappresenta la spina dorsale di una rete ecologica pan-europea ed è un simbolo della cooperazione transfrontaliera di un comune patrimonio naturale e culturale. La sua straordinaria importanza è evidente: attraversa quasi tutte le regioni biogeografiche europee e, in una fascia di cinquanta chilometri su entrambi i lati, si trovano quaranta parchi nazionali e più di tremiladuecento aree naturali protette.

Divisa in comparti, comprende la Green Belt of Fennoscandia (Gbf), che si estende per milletrecentocinquanta chilometri lungo il confine tra Norvegia, Russia e Finlandia, dal Mare di Barents sino al Mar Baltico, con ambienti caratterizzati da licheni, muschi e arbusti nani, innumerevoli zone umide, paludi e laghi, luoghi di riproduzione per il cigno selvatico, mentre nella parte centrale e meridionale regna la taiga, con le sue vaste foreste di conifere, rifugio per i grandi mammiferi come l’orso bruno e l’alce; la Green belt baltica, una cintura costiera di habitat marini subacquei, grandi sistemi di dune, spiagge, imponenti scogliere e lagune, riserva per milioni di uccelli migratori e molti animali marini, come la foca grigia e la foca dagli anelli; quella centroeuropea, parzialmente sfruttata da una agricoltura intensiva, che comprende il Massiccio Boemo con i suoi parchi transnazionali ricchi di foreste, come la Selva Boema, si sviluppa lungo i fiumi come nelle pianure alluvionali della Mura e della Drava e segue poi la dorsale delle Caravanche e delle Alpi Giulie, terminando nel Mare Adriatico.

Infine quella balcanica, prevalentemente localizzata lungo le catene montuose della penisola balcanica, con un mosaico estremamente eterogeneo di paesaggi naturali, tra cui ecosistemi alpini incontaminati, foreste e habitat steppici, laghi e zone costiere e specie animali minacciate come l’aquila imperiale e la lince dei Balcani.

In Italia, la Green belt si sviluppa interamente lungo il confine tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia e segue il tratto della Cortina di Ferro storicamente più aperto. Nonostante lo sviluppo limitato a circa duecento chilometri, racchiude una moltitudine di paesaggi naturali e culturali diversi: si passa dalle Alpi e Prealpi con quote elevate, selvagge e con ampi corridoi naturali, alle fasce collinari ricche di vigneti, fino al Carso e al mare.

Il premio al borgo di Stregna è stato assegnato per l’organizzazione di Ikarus – Green Belt Festival, un evento multilingue e multiculturale ricco di eventi, nato nel 2021 per diffondere la conoscenza dell’identità e delle tradizioni del territorio e condividere la cultura a ridosso della linea di confine italo-slovena, costruito attorno a un gruppo di lavoro con oltre cinquanta partner e settanta patrocini tra Comuni, organizzazioni no profit, aziende e associazioni. Il Comune, inoltre, si è impegnato nella designazione e nella gestione del biotopo “Prati di Tribil Inferiore – Dolenji Tarbji” e nella costituzione dell’Associazione fondiaria Valle dell’Erbezzo che promuove un modello di sviluppo agricolo e di crescita sostenibile del territorio, per contrastare lo spopolamento valorizzando le ricchezze del paesaggio, anche culturale, dei territori montani delle valli del Natisone.

Qui, la Green belt è un percorso fatto di trenta chilometri di sentieri sul confine italo-sloveno tra storia (dalla Prima guerra mondiale, alla guerra fredda) e ambienti naturali modellati dal rapporto coevolutivo con le comunità locali (castagneti, prati stabili, terrazzamenti). Ora, il nuovo progetto a cui il comune di Stregna, insieme a quelli di San Leonardo e Grimacco, sta lavorando è “Vas je dom | Il paese è casa, abitare il confine”, un piano legato ai fondi del Pnrr che mira a valorizzare i piccoli centri come attrattiva turistica culturale, naturalistica e storica, ma anche a promuovere un ritorno alla residenzialità in questi luoghi che negli ultimi decenni hanno subito un forte spopolamento.

Si basa su un nuovo modo di abitare il borgo con tre obiettivi principali: aumentare la consapevolezza della necessità di conservazione e di tutela pro-attiva del patrimonio dei borghi aumentando la capacità di produzione culturale originale, creare nuovi servizi per le famiglie (accoglienza, spazi gioco, biblioteca), per gli anziani (luoghi di ritrovo), per chi lavora (spazi di coworking) e, terzo, realizzare adeguate infrastrutture gestite da soggetti locali per ospitare servizi per la popolazione e attività culturali.

«Partecipiamo a questo progetto – spiega il sindaco di Stregna Luca Postregna – con una nuova sfida, molto più grande, che mira alla rigenerazione delle nostre località. Contrastare l’esodo demografico, infatti, è una sfida che richiede un lavoro su più fronti: la creazione di opportunità economiche, la messa a punto di servizi a supporto delle famiglie e delle persone, ma anche la capacità di comunicare il valore del territorio all’interno e all’esterno dello stesso»."