Alida Valli l'anti-diva che da Pola trionfò a Hollywood

Il ricordo più intenso di Alida Valli attrice, che appartiene ad una generazione precedente alla mia, è quello che mi rimane dell’interpretazione di un personaggio scomodo, cattivo, direi quasi odioso nell’indimenticabile film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Un film, il cui protagonista, Daniele Dominici, interpretato da uno straordinario Alain Delon perennemente con addosso il cappotto color cammello, tanto da diventare un must have per una intera generazione di uomini, rimane un cult e, forse uno dei più bei film di Valerio Zurlini. Un personaggio difficile quello della madre di Vanina, la studentessa di cui Daniele, professore supplente in un liceo di Rimini, si era perdutamente innamorato. Ma Alida accettava tutte le parti, perché si considerava un anti-diva. Nel senso che si è sempre opposta agli stereotipi e alle aspettative tipiche delle dive, ovvero delle celebrità femminili che si distinguono per il loro fascino, la loro eleganza, il loro talento e la loro fama. Alida anti-diva, quindi, ovvero una “diva” che non cerca di apparire perfetta, glamour o sofisticata, ma che si esprime con autenticità, originalità e indipendenza. In pratica, una donna che sfida le convenzioni sociali e culturali e che rivendica la propria identità e libertà. E coerente è stata in tutta la sua vita, pubblica e privata.

Del resto, 110 film interpretati in quasi settant’anni di attività, dovrebbe dirla lunga sulla sua professionalità. Eppure, questo rilevante numero: da “I due sergenti”, per la regia di Enrico Guazzoni (1936) a “Semana santa, per la regia di Pepe Danquart (2002)- in una carriera tra Italia e Stati Uniti - non è stato, tuttavia, sufficiente a celebrarne la grandezza, nonostante il suo grande talento e fama e l’aver lavorato con alcuni dei più grandi registi del cinema mondiale. Soltanto nel 1997, a 76 anni, Alida Valli ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia. Premio molto ambito, (nello stesso anno furono premiati anche Gérard Depardieu e Stanley Kubrick) il prestigioso riconoscimento le venne assegnato per il suo contributo significativo al successo del cinema italiano. Insomma, la sua versatilità come attrice, la sua capacità di interpretare una vasta gamma di ruoli, sia drammatici che comici, e la sua dedizione alla professione hanno reso Alida Valli una figura di spicco nel panorama cinematografico italiano. Ed il fatto che nell’albo d’oro del premio risultino soltanto due altre attrici italiane: Claudia Cardinale nel 1996 e Sophia Loren nel 1998, la dice lunga sull’aforisma nemo propheta in patria.

Alida, fiera del suo nome che significa (dal germanico) di nobile stirpe, guerriera, nacque a Pola,il 31 maggio 1921 (oggi Croazia), quando faceva parte dell'Italia, da padre insegnante di origine nobile e madre musicista, ma si trasferì sul lago di Como con la sua famiglia quando aveva 8 anni. Non tornò mai nella sua città natale, perché disse che sarebbe stato troppo doloroso. Ma degli anni della sua infanzia conservò sempre un ricordo nitidissimo. Il suo vero nome era Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, ma lo cambiò in Valli perché il suo cognome originale era troppo lungo e complicato. Il cognome di Alida venne scelto dall’elenco telefonico. Si racconta, (ed il fatto venne confermato dalla stessa attrice in un’intervista) che il regista Mario Bonnard le suggerì di cambiare il suo cognome con uno più semplice e accattivante. Alida aprì a caso un elenco telefonico e scelse il primo che le capitò sotto gli occhi: Valli. Così nacque il suo pseudonimo, che la rese famosa in Italia e nel mondo.

Iniziò la sua carriera cinematografica nel 1935, quando aveva solo 14 anni, e divenne presto una delle star del cosiddetto "cinema dei telefoni bianchi", un genere di commedie brillanti ambientate in contesti borghesi. Negli anni 40 si trasferì a Hollywood, dove fu scritturata dalla Selznick International Pictures, la stessa casa di produzione di Via col vento. Qui recitò in film come Il caso Paradine di Alfred Hitchcock e Il processo Paradine di David O. Selznick, ma non ebbe il successo sperato e tornò in Italia nel 1950.

Alida Valli ha avuto una carriera cinematografica significativa negli Stati Uniti. Era sotto contratto con il produttore David Selznick, che voleva farne “la Ingrid Bergman italiana”. Per questo motivo, venne affidata al regista britannico Alfred Hitchcock ed entrò nel cast del film “Il caso Paradine” (1947) insieme a stelle del calibro di Gregory Peck e Charles Laughton, per interpretare l’avvenente vedova Maddalena Paradine, accusata dell’omicidio del marito. Dopo Hitchcock, nel 1948, Alida ottenne un ruolo da protagonista in “Il miracolo delle campane” di Irving Pichel con Frank Sinatra, e in “Il terzo uomo” (1949) di Carol Reed, interpretato con Joseph Cotten ed il mitico Orson Welles.

Tuttavia, Selznick era noto per voler avere il controllo totale sui suoi attori e Alida, essendo una donna libera, iniziò a mal sopportare le costrizioni. Pagò, quindi, una grossa cifra di penale (ben 150 mila dollari) ma ottenne la rescissione del contratto, dando in tal modo addio alla strada che l’avrebbe trasformata in diva. Scelta che compì senza alcun rimpianto, dicendo anche alla madre: mai più sarò una schiava pagata!. In Italia riprese la sua carriera con film di grande prestigio: Il grido di Michelangelo Antonioni, Edipo re di Pier Paolo Pasolini, Il conformista di Bernardo Bertolucci. Ma fu il ruolo della contessa Livia Serpieri in Senso di Luchino Visconti a divenire una di quelle interpretazioni che valgono una carriera intera: tratto da una novella di Boito, il soggetto si ambienta a Venezia nel 1866, alla vigilia della Terza guerra di indipendenza, e racconta una passione tragica e insensata, inserita nel contesto storico, nel conflitto fra patrioti italiani ed esercito austriaco.

Ma se nei film brillò sempre come una vera stella, la sua vita privata è stata segnata da amori, matrimoni e tragedie, a partire proprio dal suo primo vero grande amore. Quello con l’aviatore Carlo Cugnasca che morì in guerra in Libia. Alida conservò per sempre le sue lettere oltre al suo ricordo. Dal suo diario “Buio. Tobruk, 14 aprile 1941, perché se n’è andato? Perché ha dato la sua vita inutilmente? E’ impossibile soffrire di più”. Un dolore fedele, durato fino alla sua morte. Nel 1944 si sposò negli Stati Uniti con Oscar De Mejo, un artista e compositore, dal quale ebbe due figli: Carlo, che diventò attore, e Larry, che diventò musicista jazz. Il matrimonio durò fino al 1952.

Alida Valli fu poi, coinvolta, nel cosiddetto caso Montesi: uno dei più grandi scandali della storia italiana, che ha coinvolto la politica, il cinema, la cronaca nera e la società dell’epoca. Il caso riguardava la morte misteriosa di una giovane ragazza, Wilma Montesi, il cui corpo fu ritrovato sulla spiaggia di Torvaianica nel 1953. Le indagini sulla sua morte portarono alla luce una rete di intrighi, festini, droga e sesso che coinvolgeva personaggi influenti e potenti. Tra questi c’era anche Alida Valli, in quanto compagna di Piero Piccioni, figlio dell’allora ministro degli esteri Attilio Piccioni e musicista di talento. Piero Piccioni fu accusato di essere l’amante di Wilma Montesi e di averla uccisa durante una festa nella tenuta di Capocotta, gestita dal marchese Ugo Montagna. Questa accusa fu sostenuta da una testimone chiave, Anna Maria Moneta Caglio, detta il “cigno nero”, che affermò di aver assistito alla scena del delitto. Alida Valli difese sempre l’innocenza del suo compagno e testimoniò a suo favore in tribunale. La sua testimonianza fu decisiva per scagionare Piero Piccioni dalle accuse. Tuttavia, lo scandalo Montesi ebbe un forte impatto sulla sua vita e sulla sua carriera. Alida Valli fu costretta ad allontanarsi dalle scene per un periodo e a subire l’ostilità del pubblico e della stampa. Il caso Montesi non fu mai risolto definitivamente e rimase avvolto nel mistero e nelle polemiche. Alida Valli riuscì a riprendere la sua carriera e a recitare in numerosi film di successo, ma non dimenticò mai il dramma che aveva vissuto.

Nel 1954 conobbe, poi, sul set di Senso il regista Giancarlo Zagni, che sposò in Messico ma la coppia si separò nel 1969. Negli ultimi anni della sua vita, Alida Valli ebbe dei problemi economici e ricevette il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli. Morì nella sua casa di Roma il 22 aprile 2006, all’età di 84 anni, con il cuore sempre rivolto alla sua città natale Pola. Due anni prima, la città natale la voleva celebrare, offrendole la cittadinanza onoraria ma Alida rifiutò. Sul suo diario scrisse: “Hanno offerto ad Alida Altenburger la cittadinanza onoraria di artista croata! Ho risposto che troppe volte, come la mia città, avevo cambiato pelle, ma sono nata e morirò italiana». Dal 2008 una sala cinematografica di Pola porta il suo nome.

Nel 2008 Pierpaolo De Mejo (figlio dell'attore Carlo, scomparso nel 2015 e nipote quindi di Alida Valli) aveva diretto un documentario sulla vita della nonna, dal titolo “Come diventai Alida Valli”. “A un anno dalla scomparsa di mia nonna, ho avuto paura che la sua figura, così riservata e poco appariscente nel corso della sua esistenza, andasse gradualmente sparendo nell’immaginario collettivo”. Oggi, un omaggio alla (anti)diva è il documentario “Alida” che Mimmo Verdesca ha realizzato grazie proprio alla collaborazione e al materiale messo a disposizione dal nipote Pierpaolo De Mejo. Il film, preziosissimo per coloro i quali hanno apprezzato l’attrice, è ricchissimo di materiali e testimonianze eccellenti. Un omaggio doveroso alla prima vera diva del cinema italiano, riservata nella vita quotidiana quanto grande sugli schermi. Il film è disponibile su Raiplay. https://www.raiplay.it/programmi/alida