Ma che fine ha fatto Julian Sands?

Pubblico, con piacere, queste riflessioni scritte da Giovanna Campagna, il cui sogno è di venire a vivere a Gorizia. E lo pubblico anche perchè amo il cinema e questo attore è stato interprete di uno dei più bei film di denuncia, che ho avuto modo di vedere: Urla del silenzio. Il ricordo di Giovanna è legato ad un'altra opera che, all'epoca, ottenne meritatamente numerosissimi premi, ovvero Camera con vista.

Ieri è stato dichiarato disperso l'attore Julian Sands. Di lui si sono perse le tracce dal 13 di gennaio quando, recatosi per una escursione sul Monte Baldy (situato nell'area delle San Gabriel Mountains, nel sud della California), non ha più fatto ritorno a casa. Ho scoperto che era un amante della natura e in particolar modo dei paesaggi montani. Il destino beffardo, con una sincronicità inquietante, ha decretato per lui una fine degna dei personaggi cui ha prestato il volto in alcune memorabili pellicole. Perfetto interprete di Percy Bysshe Shelley in Gothick di Ken Russel, un vero "spirito di titano entro virginee forme" come il Carducci ebbe a definire il poeta inglese; sublime anche nelle vesti di George Emerson, nello splendido "Camera con vista", trasposizione cinematografica di James Ivory del omonimo romanzo di Edward Morgan Forster, vincitore di 3 oscar: miglior sceneggiatura originale, scenografia e costumi. Film che è una dichiarazione d'amore alla mia città, Firenze, e che contiene, a mio avviso, la scena piu romantica del cinema di tutti i tempi: il bacio tra Lucy e George, i due giovani protagonisti, nel campo di papaveri. Mi piace immaginare Julian Sands al pari di un eroe romantico, uno spirito libero, inebriato dalla natura, in continuo instancabile dialogo con questa. Esattamente come lo fu Shelley, il cantore della natura, nella descrizione di Cesare Pavese ( di cui Einaudi ha pubblicato una pregevole traduzione del "Prometheus unbound" ), che dal poeta fu affascinato fin da giovane età e così ebbe modo di descriverlo: " Amava [Shelley] la bellezza, come la bontà. Per lui tutti gli aspetti dell'universo erano apparenze diverse di una sola realtà: Amore e questa realtà era velata dal Male come da una nebbia, che appena qua e là lascia scorgere gli oggetti. Ma questa nebbia sarebbe dileguata. Nel Prometeo Liberato [ opera dello Shelley] canta il trionfo su di essa. Egli amava tutto ciò che gli appariva bello e buono. Amava il sole come Amava suo padre, una nuvola come una donna, gli esseri inorganici come gli organici, gli uomini, le stelle" ( cit. dai manoscritti giovanili FE di Cesare Pavese custoditi nell'Archivio Pavese presso il Centro di Letteratura Italiana in Piemonte Guido Gozzano dell'Università di Torino).

Julian Sands sembra incarnare alla perfezione questa natura umana, appare, da alcune sue dichiarazioni, come un uomo di altri tempi, schivo, distante dalla contemporaneità chiassosa e animato da una profonda ricerca di silenzio. Una natura contemplariva, rivolta alla ricerca spirituale e lontana dai riflettori dello star system. Incarna alla perfezione il personaggio di George Emerson che, durante una gita nelle colline fiorentine, inebriato dal paesaggio che lo circonda, così dichiara il suo credo al vento: " Bellezza, speranza, libertà, verità, vita, purezza, gioia, amore..." dunque personaggio e interprete si compenetrano e, finiscono per somigliarsi. "Mi aveva colpita molto la sua umiltà e sensibilità. È un bel ricordo che porto nel cuore." Così Julian Sands nella descrizione di una mia carissima amica che ha avuto modo di incontrarlo a Firenze nel 2017, durante le celebrazioni per il trentennale dell'uscita del film. Quel film che lo aveva reso noto, insieme ad una allora giovanissima Helena Bonham Carter ( il personaggio di Lucy) al pubblico internazionale, decretendone l'inizio della carriera. In quella occasione fu chiesto a Ivory come avrebbe immaginato Lucy e George in un ipotetico sequel di Camera con vista, alla domanda se “Sarebbero ancora innamorati”? Il regista si è mostrato titubante replicando “Possiamo pensarci? Domanda impossibile!” A questo punto, sembra che Julian Sands abbia preso in mano il microfono, riuscendo a strappare un applauso molto sentito al pubblico in sala: “Lucy e George sarebbero ancora insieme. Magari a Firenze, proprio stasera. E per quanto sia passato tanto tempo, sono certo che non avranno mai dimenticato il loro primo bacio in quel bellissimo campo di papaveri!”. Questo, come anche una intervista, che oggi sembra tristemente profetica, rilasciata al Guardian in cui, alla domanda su come gli sarebbe piaciuto essere ricordato, risponde con schietta genuinità dai toni simpaticamente british:   "Come un interessante, divertente padre dai miei figli”. Una vita equilibrata dunque, lontana dagli eccessi tipici di certi ambienti e al riparo dai riflettori, l'attore è stato sempre molto presente e fortemente protettivo nei confronti della famiglia, su cui ha scrupolosamente preferito mantenere il riserbo. Una vita appartata, mi piace immaginarla dedita a quella ricerca ininterrotta che caratterizzava il suo personaggio nel film di Ivory. Fino al tragico epilogo, che tanto sorprendentemente lo accomuna a Percy Bisshe Shelley, il cui corpo venne rinvenuto sulle spiagge di Viareggio il 18 luglio del 1822, dieci giorni dopo la sua scomparsa in mare, dove il poeta si era avventurato a bordo di una galetta, durante il suo soggiorno nei pressi di Lerici. 

E con il credo di Forster, un inno alla bellezza ed alla preziosità della vita, che egli fa pronunciare al Signor Emerson, padre di George, che desidero concludere e salutare Julian Sands, un vero esploratore della vita!  " Sempre accanto all'imperituro perché esiste un sì e un sì e un sì...."