Avrebbe dovuto prendersi soltanto cura dei suoi cavalli
mentre lei era in Africa; Romano Facca è diventato, invece, il suo più sincero
e fidato amico. Tanto che è stato proprio lui, alla morte di Lyduska avvenuta
nella lontana terra d’Africa, a farsi carico di riportare a casa le sue ceneri
che oggi, come era suo desiderio, sono custodite nel cimitero annesso al
santuario di Montesanto.
Mutuando il titolo di un programma televisivo di successo, vorrei proprio che Gorizia fosse considerata, di nuovo, città d'eccellenza del bel vivere: una città a misura d'uomo. Una città, insomma, dove si va a vivere con piacere. Per non parlare, poi, del suo territorio, ricchissimo di storia, tradizioni, luoghi bellissimi da scoprire.
Luna sì o luna no? In attesa del festival di Venezia, un romanzo avvincente

Tag: celebrazione; guerra; Gorizia; Giorgio Mosetti
Leggo oggi, sul quotidiano
il Piccolo, in una pagina interamente dedicata ai set cittadini, ovvero le
occasioni in cui a Gorizia sono state effettuate riprese televisive o
cinematografiche che “Pochi mesi fa sia in città che al Castello di Spessa di
Capriva del Friuli è stata ad esempio girata la fiction "Il Confine"
, andata in onda su Rai1 il 15 e 16 maggio scorsi. La mini serie in 2 serate è
stata coprodotta da Rai Fiction e Paypermoon Italia per celebrare il centenario
della Prima Guerra Mondiale.” All’articolista vorrei chiedere il motivo per il
quale ha utilizzato impropriamente il verbo “celebrare” anziché quello eventualmente
corretto di “commemorare”.
Gorizia come Pig Pen deve scrollarsi di dosso la polvere nefasta
Il cristianesimo e il
socialismo internazionale sono forze insignificanti, se paragonati al
patriottismo. Hitler e Mussolini riuscirono a conquistare il potere soprattutto
perché intuirono questa verità, che i loro nemici non capivano. Lo scrisse
George Orwell nel Il leone e l'unicorno, il quale precisò, peraltro, che “Nessuno
è patriottico quando si tratta di pagare le tasse” (Diario di guerra, 9 agosto
1940).
Commemorazione o celebrazione. Mi sono chiesta, in questi
giorni, se mi considero patriottica, ovvero se provo amor di patria. E l’interrogativo
diventa ancor più pregnante nel momento in cui mi chiedo come sia possibile che
si parli (e si scriva) indifferentemente, con riferimento al centenario della grande guerra che termina proptio quest’anno, di commemorazione o di celebrazione. Insomma, se nel sito istituzionale dell’avvenimento, nella sezione scuole è previsto un bando per il
concorso riservato agli studenti: “Mai più trincee”, poco si sta facendo, a mio
avviso, per promuovere la cultura della pace; la quale dovrebbe essere ben più
importante della crescita dell’identità nazionale. E mi piace molto quindi l’obiettivo
che i ministeri si sono dati nei programmi didattici: ovvero quello di “incentivare
lo sviluppo di una coscienza storica e critica verso gli orrori del conflitto”.
Commemorazione quindi perché non c’è proprio nulla da celebrare. E a ricordarlo
sono i 15 milioni di morti.
Amor di Patria e senso civico. Insomma, dovrebbe essere
questa l’impronta principale da dare agli eventi che via via si stanno organizzando
nell’ultimo lasso di tempo ancora disponibile. Anche perché sperare di far
recuperare l’amore per la Nazione è compito decisamente arduo, tenuto conto che
– come bene ha osservato lo storico Emilio Gentile - «L’immagine che gli italiani
hanno dello Stato è oggi di un’enorme macchina che depreda le risorse per
sperperarle nel lusso di una classe politica che non rappresenta più il Paese,
o per dirottarle su regioni improduttive o su imprese che nulla hanno a che
fare con i cittadini, mentre sta aggravandosi una grave diseguaglianza
sociale». Insomma, ci si potrebbe accontentare di senso civico se non di identità nazionale. Ma questo è un
altro discorso, sul quale comunque ritorneremo.
Una lezione di storia. Un paio di giorni fa,
assieme ad un gruppo di amici, ho riguardato il film “Uomini contro” di
Francesco Rosi. Un film che dovrebbe essere proiettato, così come gli altri tre
che trattano del medesimo argomento nelle scuole: mi riferisco al film All'Ovest niente di nuovo, tratto dal romanzo di Remarque “Niente di nuovo sul fronteoccidentale”, considerato universalmente come un classico dell'antimilitarismo,
nonché una denuncia delle atrocità della guerra. Ad Orizzonti di gloria di
Stanley Kubrick (che sarà trasmesso in TV mercoledì 15 agosto 2018 alle 13,15 su SKYCINEMACLASSICS) e Per il re e per la patria di Joseph Losey. Film di alta
qualità narrativa e di comune denuncia contro i massacri.
Guardando Uomini contro, e
conoscendo un po’ di storia, mi sono chiesta come possa essere perseguito l’obiettivo
del Governo di “incentivare lo sviluppo di una coscienza storica e critica
verso gli orrori del conflitto” se, nella mia
città che amo proprio in quanto è stata la città della convivenza,
esistono delle vie dedicate a uomini di guerra. In alcuni casi anche a chi, com’è per
il generale Luigi Cadorna, le cui azioni sono da considerarsi ed anzi
storicamente ormai considerate discutibili. Lo stesso discorso vale comunque a vie
o piazze il cui nome è una data collegata alla grande guerra: Ponte VIII
agosto, viale IX agosto, viale XXIV maggio, tanto per intenderci.
Insomma, mi piacerebbe
pensare che una proposta di iniziativa popolare tesa ad eliminare dalla toponomastica
cittadina, ovunque, ogni riferimento agli eventi bellici, partisse proprio da Gorizia.
Una città che è stata e definita tutto: Nizza austriaca, meta privilegiata della borghesia
europea, ma anche città martire per le innumerevoli perdite subite durante in conflitti. Sergio Mattarella, in occasione di una sua
visita a Gorizia, due anni fa, ha affermato che la città ”guarda,
meritatamente, ad un futuro che corrisponde alla sua vocazione internazionale”.
Un ruolo, aggiungo, che può essere perseguito soltanto se ci scrolliamo di
dosso la polvere degli eventi nefasti, rimuovendone materialmente i riferimenti. Come un novello Pig Pen di Charles M. Schulz, che
improvvisamente scopre di essere bello e amato.
Leggere per conoscere. La
storia di Gorizia e dell’Isontino è tracciata in maniera sublime, attraverso
luoghi e incontri, da Hans Kitzmuller nel suo volume “E in lontananza Gorizia”.
Dello stesso autore si consiglia anche la lettura della sua opera più recente “Lungole rive dello Judrio.”
Libri e autori dei paesi tuoi: letture estive vivamente consigliate
Solitamente non hanno origini
recenti e vengono tramandati di generazione in generazione. Sono i proverbi. Quello
di “moglie e buoi dei paesi tuoi”, credo di averlo insegnato anch’io a mia
figlia, anche se il suo significato si è perso nella notte dei tempi. Qualcuno
lo potrebbe ritenere fuori moda o anche offensivo perché, in un certo qual
modo, mette sullo stesso piano e quindi di importanza, la donna con un animale.
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