Sopravvivere “Into the wild”: ce lo insegna Pierpaolo Merluzzi.


Se c’è una cosa che ammiro in Pierpaolo Merluzzi è quella che per ogni fiore o pianta ne conosce il nome e l’uso. Cosa che, peraltro, avrei sempre desiderato saper fare, ma mi sono accorta di essere proprio del tutto negata; perché non riesco andare al di là dei nomi delle piante del mio giardino ed anche in questa situazione a volte sbaglio, estirpando - ritenendole erbacce - piante che, invece, ero stata io stessa ad aver seminato.

Ulteriore motivazione per parlare di fiori e piante, peraltro, fa seguito all’incontro con Hans Kitzmuller, che si è svolto nelle scorse settimane in sala Dora Bassi a Gorizia, nell’ambito del ciclo di “Incontri, racconti e luoghi”. In tale occasione il professor Kitzmuller aveva affermato che la peculiarità delle nostre genti è quella dell’incontro e della fusione di popoli appartenenti ad aree diverse, con la conseguente ricchezza propria della contaminazione. Ebbene, il naturalista Pierpaolo ci ha confidato che, alla fin fine, l’aspetto antropologico fa seguito a quello che è un principio naturalistico, biogeografico. Nel senso che questo è un territorio dove si incontrano domini biologici di diversa collocazione geografica: l’area illirico balcanica (che in questa zona dal punto di vista botanico è prevalente) a quella mediterranea e a quella centro europea ed alpina. Con influenze anche atlantiche ovvero occidentali. Insomma, nessuna scoperta ma la dimostrazione e riconferma di una caratteristica naturale che investe tutte le specie viventi che in quest’area si incontrano. Da questo, per quanto riguarda la parte botanica deriva una grande ricchezza di biodiversità. Diversità e ricchezza che, purtroppo, è molto spesso sconosciuta  ai più ed anche a coloro i quali potrebbero sfruttarne le proprietà siano esse terapeutiche o alimentari. La riscoperta delle piante selvatiche eduli (o ad uso alimentare) negli ultimi anni è diventata una moda che tuttavia considera questo tipo di piante soltanto come un’eventuale aggiunta, accessoria o sfiziosa, dell’arte culinaria. In realtà, molte di queste piante, soprattutto alcune non più utilizzate, in un passato, più o meno remoto, costituivano un elemento fondamentale dell’alimentazione umana. In natura, infatti, esistono molte piante che possono utilmente fornire un apporto calorico di indubbio valore. Come testimoniato e documentato da usi antropologici giunti fino a noi.
Insomma, credo che nessuno di noi abbia in animo di rinunciare a tutte le sue sicurezze materiali per immergersi all'interno della natura selvaggia come il protagonista del bellissimo libro (e film) Into the wild, la cui morte è stata causata, appunto, dall’aver mangiato bacche non commestibili: Ma poiché nella vita nulla è scontato (o perlomeno ci piace pensarlo) disporre delle conoscenze minime di sopravvivenza alimentare è certamente interessante; per non parlare, poi, delle altre erbe spontanee commestibili che proprio in questa stagione offrono le più gustose opportunità.
Di questo ed altro ci parlerà il dottor Pierpaolo Merluzzi nell’incontro in programma mercoledì 16 maggio alle 18.30 in sala Dora Bassi, via Garibaldi, Gorizia, nell’ambito del ciclo di incontri “Saperi, viaggi ed esperienze”, organizzato da questo Blog.

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