Adelaide Ristori star ed imprenditrice dell'800

Adelaide Ristori inaugurò il rinnovato Teatro di Società di Gorizia il 9 settembre 1856

Una strada alberata collega, a Gorizia, il centro cittadino con il rione di Sant’Anna. E’ la via Ristori. Percorrendo questa strada, mi ero chiesta molto spesso che cosa, nel novero delle strade urbane, distingue la "via" dal "viale". Ciò in quanto era nato in me il convincimento che “viale” venisse definita l’arteria delimitata da alberi. Ma tale convincimento, obiettivamente, è del tutto errato. Come ben illustra il dizionario Treccani, viale è sinonimo di “Ampia via urbana o suburbana per lo più caratterizzata dalla presenza di alberi piantati lungo il suo percorso, spesso divisa in due, tre, o più carreggiate mediante marciapiedi spartitraffico alberati e, a volte, sistemati a giardino”. Una “via”, invece, è uno spazio pubblico, di larghezza limitata e di lunghezza molto variabile, destinato al passaggio di persone e di veicoli. Per “corso”, invece, tanto per chiudere il cerchio, viene definita la via di particolare interesse storico o urbanistico. Ecco che, pertanto, i corsi Verdi ed Italia che attraversano longitudinalmente Gorizia sono stati appellati così correttamente, essendo quindi l’alberatura ininfluente.

Spesso diamo per scontate le cose abituali nella nostra vita. E, quindi, è stato soltanto per un caso ovvero per un insieme di coincidenze che ho avuto l’occasione di scoprire a chi, di fatto, è dedicata la strada che collega i due quartieri cittadini. Che la “via Ristori” fosse intitolata all’attrice Adelaide non mi sono stupita più di tanto. Ciò in quanto la toponomastica cittadina – ormai ho imparato da tempo la lezione - esalta le figure funzionali al processo di italianizzazione perseguito dall’indomani della fine della prima guerra mondiale. E sono senz’altro ammirevoli e meritevoli, quindi, sotto questo punto di vista, le azioni di propaganda nei teatri in cui si esibiva, in terra italiana ma ancora sotto il dominio asburgico o borbonico. Regolarmente, infatti, i suoi spettacoli venivano interrotti dalla polizia, poiché Adelaide, già nota per i suoi sentimenti patriottici, dal palcoscenico lanciava slogan a favore dell'Italia e di Vittorio Emanuele II.

Adelaide Ristori è stata certamente l'attrice italiana più famosa e influente dell'Ottocento, anche perché, capace di recitare perfettamente in inglese e in francese, riscosse notevoli successi anche all'estero. E sono ben lieta,quindi, di parlarne tenuto conto che fu una delle prime star di tutto il mondo, protagonista sul palcoscenico e nella moda.

Adelaide nacque a Cividale del Friuli il 29 gennaio 1822. I suoi genitori erano attori di passaggio in città con la compagnia dei Poveri attori girovaghi diretta da Antonio Cavicchi. La Compagnia era stata chiamata dalla locale comunità per recitare nel nuovo Teatro sociale durante il periodo di carnevale. In una fredda giornata d’inverno, quindi, l’attrice Maddalena Pomatelli coniugata ad Antonio Ristori, partorisce una bambina nella locanda del civico 284. Due giorni dopo la neonata viene battezzata dal parroco Niccolò Tiossi nella vicina chiesa di San Silvestro col nome di Adelaide Gaetana. Iniziò la sua carriera artistica fin da bambina, a cinque anni, e a soli 14 interpretò il ruolo di protagonista in "Francesca da Rimini" di Silvio Pellico, segnando l'inizio della sua ascesa nel mondo del teatro. Infatti, fu questa prova che le aprì le porte della prestigiosa Compagnia Reale Sarda dove restò sino al 1841, maturando grazie al lavoro accanto a grandi interpreti dell'epoca, da Vestri a Marchionni, di cui prese il posto come primattrice a soli 18 anni.

Si distinse, fin da subito, per le sue eccezionali doti di attrice che, nel corso di una formidabile carriera cinquantennale, la videro applaudita protagonista nel repertorio delle eroine classiche sui palcoscenici di tutto il mondo. Ristori era nota per la sua versatilità e il suo talento nel dramma e nella tragedia. Tra i suoi ruoli più celebri si annoverano quelli di Maria Stuarda, Lady Macbeth e Mirra.

A Roma, nel 1845, conobbe il marchese Giuliano Capranica del Grillo, che sposò un anno dopo (alcune fonti citano il 1847), un matrimonio – celebrato in gran segreto - che inizialmente suscitò scandalo a causa della differenza di status sociale. Ma questo matrimonio fu la sua fortuna, perché il marito capì il talento della moglie e si dedicò a sostenerlo con uno spirito imprenditoriale allora estraneo al mondo del teatro, creando una Compagnia in cui, oltre a scegliere i testi, sovrintendeva a tutti gli aspetti dello spettacolo, compresi costumi e scene. Il suo successo fu tale che numerose biografie dell'artista circolavano in tutta Europa già a metà secolo, con lei poco più che trentenne. Poliedrica, divina, unica: le definizioni si sprecavano per Adelaide Ristori, che era riuscita a diventare, nel 1853, e quindi a soli trentun anni, prima attrice assoluta della Compagnia Reale Sarda, in cui già recitava. Nel 1855, ormai famosa in patria iniziò le sue grandi tournée; peraltro, essendo divenuta nel frattempo benestante, una rarità per le compagnie teatrali dell'epoca, ebbe la disponibilità di un lussuoso vagone ferroviario personale con cui si spostava nei viaggi della sua tournee.

Col suo repertorio, che comprendeva principalmente, accanto a Shakespeare e Goldoni, Alfieri e Pellico, fu consacrata come protagonista della scena internazionale a Parigi, dove frequentò da Alexandre Dumas a George Sand come il patriota fuoriuscito Daniele Manin. Seguirono tournée a Berlino, Vienna, Londra (accolta come un simbolo dell'Italia nascente tanto che perfino Mazzini pensò di utilizzare la sua notorietà e la sua frequentazione delle corti d'Europa per la causa nazionale), Madrid, fino ad arrivare in Russia, quando Cavour le affidò, nel 1860, una delicata missione presso la corte dello Zar a Pietroburgo, dove andava a recitare.

Il 9 maggio 1874 Adelaide Ristori intraprese una tournée artistica diventata famosa e denominata Il giro del mondo”. Il viaggio per mare, che durò venti mesi e diciannove giorni, e che la portò dal Cile all'Australia all'estremo oriente fu il più grandioso che mai abbia compiuto una compagnia teatrale. Il bisnonno di Corrado Corradi, Marco Piazza, era Primo Attor Giovane. Le sue preziose lettere ai genitori, raccolte e pubblicate nel 1948, rappresentano la memoria storica fedele di trionfi dalle proporzioni mai più raggiunte, ma anche la diretta testimonianza di un’avventura epica, unica. Da qui le suggestioni suscitate dalla lettura: l’incontro con differenti culture, gli approdi difficili, i pericoli di una natura madre e matrigna, l’umanità dei passeggeri.

Nel 1885 si ritira dalle scene, mettendo fine a una carriera iniziata molto tempo prima. Si calcola che avesse recitato in 334 città, 33 stati, 5 continenti per 3546 spettacoli . Diventata dama di corte della regina Margherita, Adelaide si dedica a scrivere le sue memorie, che escono con il titolo “Ricordi e studi artistici”. Rimasta vedova nel 1892, passò il resto della vita occupandosi di assistenza ai bisognosi, e nel 1902, in occasione del suo ottantesimo compleanno, ebbe persino l'onore di ricevere una visita da parte del Re Vittorio Emanuele III, evento mai accaduto prima a un rappresentante del mondo dello spettacolo. Morì a Roma il 9 ottobre del 1906 all'età di ottantaquattro anni in via Monterone 76, nel palazzo Capranica del Grillo; fu sepolta nel Cimitero del Verano a Roma.

La sua eredità artistica e il suo contributo al teatro italiano rimangono indimenticabili, rendendola una figura centrale nella storia del teatro europeo. Esempio di emancipazione femminile a metà Ottocento, vera star internazionale, attrice capace di conquistare i potenti e assieme di rendere alla portata di tutti la cultura teatrale. E’ l’esempio di come l’arte può, a volte, essere potente strumento di cambiamento sociale.

Per saperne di più

La Rai ha prodotto un documentario sulla grande attrice curato da Paolo Mieli. Il documentario è disponibile su Raiplay

Adelaide Ristori ebbe quattro figli. Due morirono in tenerissima età. Bianca e Giorgio furono talmente amati da indurre la grande artista a riconsiderare la sua professione artistica. L’arte per una vita: La storia e la vita del pittore Giorgio Capranica del Grillo, Regia di Marco Agostinelli, Sceneggiatura di Roberta Semeraro, disponibile su youtube è il racconto di questo grande amore che legò la famiglia.

A Genova, dal 29 settembre 2022 al 22 gennaio 2023, c’è stata un’importante mostra dedicata all’attrice. La sua figura è stata raccontata attraverso i suoi meravigliosi costumi. L'esposizione si intitolava “I Costumi di Adelaide Adelaide Ristori. Teatro e alta moda”.

L’Isonzo: Memoria, Forza e Pace

Di Aleksandra Devetak

Mi è stato chiesto, tempo fa, di descriverlo in tre parole. Troppo poche tre parole per descrivere il nostro fiume, un fiume che è custode della memoria di quei popoli europei i cui figli vengono ancora oggi a cercare padri e nonni e rendere omaggio alla loro memoria…

Ci provo. Le prime tre che mi vengono in mente sono: Memoria, Forza, Pace… Le spiego così:

L’Isonzo è Memoria – a volte silenzioso - a volte fragoroso testimone di millenni di storia delle nostre terre: delle piccole e della grande Storia. E’ Forza: impeto, quando si rabbuia. " ...sulle tue sponde grandine di piombo, pioggia di sangue e lacrime a torrenti. Vedrai brandire sui spietati acciar e l'acque tue andranno rosse al mar...."

La lirica Soči/All’Isonzo, del poeta Simon Gregorčič (1844-1906), dice il poeta friulano Celso Macor “è un forte canto d'amore, anche profetico di quel che sarebbe accaduto sull'Isonzo. “

L’Isonzo è Pace: Il fiume ha assistito, nella sua corsa, a invasioni, guerre funeste. Ha visto le sue genti sprofondare nella disperazione, nell’odio, nell’inimicizia,… ma, come accade nella nostra vita, ad un certo punto della sua corsa, a valle, si placa, il suo andare verso il mare diventa quieto. L’odio è vinto!

Abbiamo ricomposto il tessuto lacerato dalle due ultime guerre. L'Isonzo è un fiume che unisce…

Pace, finalmente, e i confini cadono, i nostri cuori e le nostre menti si aprono, vogliono dimenticare, perdonare… Cos’è un fiume? E’ acqua che lava il corpo e l’anima… Ce lo dice Giuseppe Ungaretti:

(...) “L’Isonzo scorrendo

Mi levigava

Come un suo sasso

Ho tirato su

Le mie quattro ossa

E me ne sono andato

Come un acrobata

Sull’acqua...

Mi sono accoccolato

Vicino ai miei panni

Sudici di guerra

E come un beduino

Mi sono chinato a ricevere

Il sole

Questo è l’Isonzo

E qui meglio

Mi sono riconosciuto

Una docile fibra

Dell’universo”

E all'Isonzo, rivolge una preghiera, il poeta friulano Celso Macor (1925-1998)

''Côr, Lusinz, tai toi secui par simpri, dismentéa.

Cor e tapona, tapona al vaî ch'al rivoca tal to sunsûr

fati dâ dai boscs dut al color

e partigilu ai vôi dai fruz:

ch'a gi resti par simpri''.

(Corri, Isonzo, copri gli echi del pianto che insistono nel tuo sussurro, fatti dare dal cielo e dai boschi tutto il colore e portalo agli occhi dei bambini, perché ci resti per sempre.)

Le foto, che hanno partecipato alla mostra Isonzo dalla sorgente al mare - Soča od izvira do morja. sono di: Aristide Visintin, Patrizia Devetti, Dorina Squarcina, Adriano Macchitella, Rita Marizza, Kelly Traino, Nataša Soban, Jo Egon, Maria Grazia Lo Cascio, Carlo Ghio, Arnaldo Gabriele Selmi, Massimiliano Stabile, Giuliano Morato, Pier Luigi Lodi

La Storia siamo noi: l'attentato di Sarajevo

C’era un programma televisivo, "La storia siamo noi" ideato alla fine degli anni ’90 il cui scopo era di mettere a confronto le inchieste televisive e i documentari degli anni cinquanta e sessanta con le immagini del presente, per mostrare e comprendere i mutamenti avvenuti in Italia e promuovere una riflessione sui possibili scenari futuri. Le grandi questioni che hanno caratterizzato il dopoguerra (lavoro, famiglia, scuola, salute, casa, trasporti, cultura) a che cosa ci hanno portato? A ben vedere, quindi, come canta Francesco De Gregori, “La Storia siamo noi” significa che ciascuno di noi, con le proprie scelte e azioni, partecipa alla costruzione della storia. Non siamo semplici spettatori, ma attori in un processo storico che si evolve continuamente, con la possibilità di influenzare il futuro. E’ un richiamo alla consapevolezza e alla responsabilità individuale e collettiva. Ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e sull’importanza delle nostre azioni. Ogni gesto, ogni parola, ogni scelta contribuisce a scrivere la storia. Siamo tutti autori di questo grande libro che è la storia dell’umanità.

Facciamo un esempio: l’attentato di Sarajevo. Più di un secolo è passato da allora ed è facile immaginare che, mai e poi mai, i giovani attentatori avrebbero immaginato a che cosa la loro impavida azione avrebbe portato. Perdendomi – on line – nel mare magnum della rete, ho trovato questo dettagliato resoconto. Ne consiglio la lettura, perché ben conferma quanto sopraddetto, ovvero che ognuno di noi contribuisce, in modo consapevole o meno, alla formazione della storia.

“Il 28 giugno 1914, un giovane serbo bosniaco di nome Gavrilo Princip uccise l’arciduca Francesco Ferdinando, l’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico e sua moglie durante una visita ufficiale nella capitale bosniaca di Sarajevo. Il duplice omicidio noto come l’attentato di Sarajevo, porto ad una escalation di fatti che condusse al Primo Conflitto Mondiale. Princip era uno dei sei giovani pronto quel giorno ad uccidere l’arciduca. Erano idealisti fuorviati, strumenti inconsapevoli in una cospirazione più ampia che era stata architettata da un’organizzazione segreta terroristica serba nota come “Crna Ruka”, che aveva stretti legami con il dipartimento di intelligence militare serbo. L’assassinio innescò una crisi politica internazionale che nel giro di un mese si è intensificò fino a condurre alla prima guerra mondiale. Né i giovani assassini, né i loro sostenitori più ferventi dietro le quinte, mai intesero, né avrebbero potuto prevedere, che la loro trama avrebbe avuto conseguenze così terribili, portando direttamente alla morte di milioni di persone.”

Di seguito la traduzione di un interessante articolo scritto da Karel Margry per la rivista americana “After the Battle”. Viene riproposta, analiticamente, la cronologia degli avvenimenti, caratterizzazione dei personaggi, con dovizia di particolari frutto, di una ricerca storica molto accurata.

http://www.gofvg.altervista.org/2016/01/12/lattentato-di-sarajevo-1/