Il verde che resta. Cinque domande a Luca Mercalli sul caso Parco Coronini

foto dal web https://www.nordestnews.it
In questi giorni Gorizia si fregia del titolo di Verde Capitale (d’Italia?). Mostre botaniche, passeggiate tra alberi e profumi, conferenze pubbliche. Una festa del paesaggio, della natura, del verde urbano. Eppure, proprio mentre celebriamo la bellezza del verde, è impossibile non pensare a ciò che di verde abbiamo perso.

Sto parlando del Parco Coronini, uno dei luoghi più amati dai goriziani. Nei mesi scorsi, nell’ambito di un intervento finanziato con fondi PNRR, sono stati abbattuti numerosi alberi maturi, alcuni in perfetta salute, per restituire al parco la sua “forma originaria” ottocentesca. Una scelta che ha sollevato domande, perplessità, amarezza. E che merita una riflessione più ampia.

Per questo, approfittando della sua partecipazione al convegno della Società Botanica Italiana (in forma virtuale), ho deciso di interpellare Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana e voce autorevole quando si parla di ambiente e crisi climatica. Gli ho inviato cinque domande, centrate sul caso Coronini ma con uno sguardo più ampio.

“Oggi gli alberi urbani non sono più solo elementi decorativi”, mi ha risposto, “ma vere e proprie infrastrutture ambientali. Riducono la temperatura cittadina, assorbono CO₂, offrono ombra e benessere. E abbatterli, se non c'è un pericolo reale e documentato, è una scelta che si paga cara. Anche in termini di salute collettiva.”

Gli ho chiesto se abbia ancora senso, nel 2025, sacrificare alberature urbane in nome di un disegno storico. La sua risposta è stata netta: «L’unica giustificazione accettabile per l’abbattimento è la sicurezza. Altrimenti, meglio conservare il patrimonio esistente, che ha richiesto decenni per crescere.» E aggiunge: «Un nuovo albero impiega almeno vent’anni per raggiungere una taglia utile. Sempre che si scelgano specie ad alto fusto, e non essenze più piccole, che non compenseranno mai davvero la perdita.»

Sul concetto stesso di paesaggio, Mercalli è altrettanto chiaro: “Oggi il paesaggio non può più essere pensato come semplice estetica. Deve dialogare con l’ecologia, con la crisi climatica, con la resilienza delle città.”

Infine, gli ho chiesto: se fosse chiamato a valutare un intervento come quello del Parco Coronini, quali criteri scientifici ed ecologici applicherebbe? La risposta: diagnosi puntuali, trasparenza, attenzione alla sicurezza, ma soprattutto sobrietà nelle scelte. Limitare gli abbattimenti, e rinnovare solo dove davvero necessario.

Le sue parole – che potete ascoltare nella versione integrale nel podcast Voci dal Confine – mi sembrano un invito a cambiare prospettiva. Valorizzare il verde non significa restaurarlo come si restaurerebbe un affresco. Significa accettarne la vita, la crescita, le trasformazioni. E scegliere, ogni giorno, da che parte stare.

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