Amo andare a Grado fuori stagione. Lontana dalla calca che si trova d’estate, la città restituisce tutta la sua essenza: quella di un luogo raccolto, elegante, sospeso tra mare e storia. È proprio in quei momenti che si riesce ad ascoltare davvero il respiro lento della laguna.
Questa volta ho scelto di salire sul traghetto e proseguire verso Barbana, l’isoletta a pochi minuti da Grado. Piccola, ma carica di storia e significato. All’arrivo, si viene accolti dal profilo del santuario e da un silenzio che invita alla sosta, più che alla visita.
Secondo la tradizione, Barbana è un luogo di devozione mariana fin dal VI secolo, quando un’immagine sacra fu ritrovata tra i detriti di una piena. Da allora, è diventata meta di pellegrinaggi e cuore spirituale della laguna, soprattutto in occasione del "Perdon de Barbana". Appena entrati nel santuario, sia a destra che a sinistra, colpisce la presenza di numerosi ex voto: piccoli oggetti, fotografie, tavolette dipinte, testimonianze di fede semplice e profonda. Alcuni risalgono addirittura alla fine dell’Ottocento e raccontano storie silenziose di grazie ricevute, paure superate, preghiere sussurrate tra le braccia della Madonna.
Ma l’isola offre anche un’altra forma di accoglienza: quella conviviale. Proprio accanto al santuario, infatti, c’è un ristorante semplice, gestito dalla Compagnia di trasporto, dove si può gustare dell’ottimo pesce. Freschissimo, cucinato con garbo, servito senza fretta. Un pranzo che non è solo un pasto, ma parte della giornata: parte del rito.
Mentre tornavo a Grado, circondata da acqua e pensieri, mi sono chiesta: chissà se Battiato è stato anche qui, a Barbana? Forse sì. O forse non importa. Perché chi ha scritto quelle parole aveva comunque colto l’essenza di questo luogo: un angolo dove si resta, anche solo per qualche ora, un po’ più in ascolto del mondo.
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