Dopo la Marcia su Roma e la nomina a Presidente del Consiglio, il fascismo godeva di un consenso iniziale, spesso dettato più dall’opportunismo che da una reale adesione ideologica. Molti sindaci e consigli comunali vedevano in Mussolini un uomo forte, capace di riportare ordine in un’Italia segnata dal Biennio Rosso e dalle tensioni sociali. Allo stesso tempo, il Partito Nazionale Fascista stava penetrando nelle istituzioni locali, esercitando pressioni politiche e spingendo le amministrazioni ad allinearsi al nuovo clima politico. La retorica della “Grande Italia” e la costruzione del mito dell’“Uomo della Provvidenza” rafforzavano l’idea di Mussolini come garante della stabilità nazionale. In alcune realtà, soprattutto ai confini o in zone di forte tensione identitaria, la cittadinanza onoraria veniva concessa anche per riaffermare l’italianità. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che lo squadrismo era ancora attivo e che il clima di intimidazione giocava un ruolo importante: la violenza fascista era spesso un fattore determinante nel condizionare le scelte amministrative. Dopo il delitto Matteotti, il sostegno al regime divenne sempre più una necessità per la sopravvivenza politica, trasformando questi riconoscimenti in atti di sottomissione forzata.
L’ascesa del fascismo in Italia è stata un processo complesso, segnato da violenza politica, crisi istituzionale e scelte opportunistiche da parte di chi avrebbe potuto fermarlo. La serie TV M. Il figlio del secolo, tratta dal romanzo di Antonio Scurati, racconta con grande efficacia gli eventi che portarono Benito Mussolini dal fallimento delle elezioni del 1919 al potere assoluto con la Marcia su Roma del 1922. Un percorso fatto di ambizione, strategia e brutalità, in cui il futuro Duce riuscì a trasformare un movimento minoritario in un regime capace di stravolgere la storia italiana. Quello che emerge dalla serie è un ritratto crudo e realistico di Mussolini, interpretato magistralmente da Luca Marinelli, (che peraltro ho avuto l'onore di ospitare) e del clima politico dell’epoca. Viene mostrata la paura della borghesia e dei grandi proprietari terrieri nei confronti del socialismo, il ruolo della violenza squadrista come strumento per destabilizzare l’ordine pubblico e la complicità di una classe politica debole e incapace di reagire. Si assiste alla costruzione del mito di Mussolini, abile nel parlare a diverse fasce della società e nel presentarsi ora come rivoluzionario, ora come garante dell’ordine, a seconda della convenienza.
Ma c’è un dettaglio che rende questa serie particolarmente interessante per chi vive o conosce Gorizia: diverse scene sono state girate in regione ed anche proprio qui. La città, con la sua architettura storica di via Rastello, ha offerto alla produzione un’ambientazione perfetta per ricreare l’Italia degli anni ’20. Questa scelta non è solo estetica, ma assume un significato profondo. Gorizia fu uno dei luoghi dove il fascismo attuò con maggiore durezza la sua politica di italianizzazione forzata, colpendo la comunità slovena attraverso la chiusura di scuole, giornali e associazioni culturali, fino alla repressione violenta del dissenso. Il fatto che, quasi un secolo dopo, proprio questa città sia stata scelta per raccontare l’ascesa del regime è un richiamo potente alla memoria storica.
Molti comuni oggi revocano la cittadinanza onoraria a Mussolini per una serie di ragioni che hanno a che fare proprio con la memoria storica, la condanna del fascismo e la riaffermazione dei valori democratici. Il conferimento di queste onorificenze, avvenuto perlopiù tra il 1922 e il 1924, fu spesso frutto di pressioni politiche, opportunismo o vera e propria intimidazione da parte del regime nascente. Revocarle oggi rappresenta un atto simbolico con cui le istituzioni locali prendono le distanze dal passato dittatoriale dell’Italia e ribadiscono l’adesione ai principi sanciti dalla Costituzione repubblicana.
Inoltre, il gesto assume un significato educativo, soprattutto per le nuove generazioni, ricordando gli orrori del fascismo e riaffermando i valori di libertà, giustizia e democrazia. Alcuni sostengono che queste revoche siano inutili perché si tratta di atti ormai privi di conseguenze pratiche, legati a un contesto storico remoto. Tuttavia, il simbolismo ha un peso importante nella costruzione della coscienza collettiva e della memoria pubblica. L’Italia ha una lunga storia di ambiguità nei confronti del proprio passato fascista, e iniziative di questo tipo aiutano a chiarire la posizione delle istituzioni nei confronti di una dittatura che ha portato il paese alla guerra, alle leggi razziali e alla repressione politica.
La revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini è necessaria, soprattutto se consideriamo ciò che il fascismo ha rappresentato nelle aree di confine. In queste zone, il regime non si limitò alla dittatura e alla repressione politica, ma attuò una vera e propria politica di snazionalizzazione, colpendo duramente le minoranze linguistiche e culturali. Pensiamo non solo al Friuli Venezia Giulia, all'Istria, alla Dalmazia e all'Alto Adige, dove il fascismo impose l'italianizzazione forzata, cancellando toponimi, vietando l'uso delle lingue locali e reprimendo brutalmente le identità slovene, croate e tedesche. In questi territori, il fascismo non fu solo un regime autoritario, ma una macchina di oppressione etnica, che negava i diritti fondamentali delle popolazioni autoctone. La revoca della cittadinanza onoraria è quindi un atto di giustizia storica e morale, che ribadisce il rifiuto di quella politica di violenza e discriminazione. Non si tratta solo di un gesto simbolico, ma di un'affermazione concreta dei valori democratici e del rispetto delle identità culturali che il fascismo cercò di cancellare.
Peraltro, forse è il caso di ricordarlo, un altro elemento fondamentale da considerare quando si parla di Gorizia e del fascismo è il fatto che, nel 1943, Benito Mussolini cedette la città ai tedeschi, rendendola parte della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland). Questo passaggio rappresenta uno dei momenti più tragici della storia goriziana, perché segnò l’inizio di una feroce occupazione nazista, caratterizzata da repressioni, deportazioni e violenze contro la popolazione. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il governo fascista ormai in frantumi non aveva più alcun controllo effettivo sul paese. Mussolini, liberato dai tedeschi e posto alla guida della Repubblica Sociale Italiana (RSI), accettò di fatto che intere aree del Nord Italia venissero amministrate direttamente dalla Germania nazista. Tra queste, il Friuli Venezia Giulia, il Litorale Sloveno e la Dalmazia furono inseriti in una zona speciale sotto il controllo del Gauleiter Friedrich Rainer, che operava direttamente agli ordini di Hitler. Credo che questo dato storico è cruciale quando si parla della cittadinanza onoraria a Mussolini, che il Consiglio comunale di Gorizia ha recentemente rifiutato di revocare. Appare quantomeno contraddittorio mantenere un'onorificenza a un uomo che, oltre a essere il responsabile dell’instaurazione della dittatura fascista, abbandonò la città ai nazisti, condannandola a mesi di occupazione e a una delle fasi più nere della sua storia. Nel contesto della serie M. Il figlio del secolo, questo elemento aggiunge un ulteriore livello di riflessione: Gorizia, che ha vissuto direttamente sia l’ascesa del fascismo che le sue conseguenze più drammatiche, diventa non solo un set cinematografico, ma un luogo-simbolo della memoria storica. Raccontare il passato in questi spazi significa riconoscere le responsabilità di chi ha favorito la dittatura e, soprattutto, ricordare le sofferenze di chi l’ha subita.
Nel votare una mozione per la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, non si dovrebbe assistere al solito gioco delle parti tra maggioranza e opposizione, come avviene in tante altre questioni amministrative e politiche. Si tratta di un tema che non dovrebbe essere strumentalizzato per calcoli elettorali o per affermare il predominio di una parte politica sull’altra. Al contrario, dovrebbe essere affrontato con serietà e consapevolezza storica, perché riguarda il valore della memoria, della democrazia e dell’identità antifascista sancita dalla Costituzione italiana. La cittadinanza onoraria a Mussolini non è un semplice retaggio del passato, ma un simbolo di un’adesione che oggi non può più avere spazio. Non si può considerare la revoca come un’operazione di parte, né come una misura ideologica di uno schieramento contro un altro. Il fascismo è stato una dittatura che ha soppresso la libertà, perseguitato minoranze, represso il dissenso e trascinato l’Italia in una guerra devastante. Tenerne traccia negli atti ufficiali di un comune non può che essere una contraddizione rispetto ai principi della Repubblica.
Continuare a mantenere la cittadinanza onoraria significa non prendere una posizione chiara sul passato, mantenendo un’ambiguità che non può avere giustificazioni. Se davvero si vuole dare valore alla memoria e ai principi della Repubblica, il Consiglio comunale ha una sola scelta possibile: revocare senza esitazione quell’onorificenza. Non è una questione di destra o sinistra, ma di rispetto per la storia e per i valori democratici che oggi garantiscono la libertà di tutti.
Appunto. Condivido le tue considerazioni, Marilisa. al di là degli schieramenti politici di convenienza, il sindaco che rappresenta tutta la gente di Gorizia cosa pensa? Quando recentemente ha dichiarato "andiamo avanti" mi pare che per convenienza non ha voluto affrontare la questione, che non si pone in termini di politica (intesa come "partitica") ma si pone in termini di scelte di campo personali. Domando: il sindaco condivide le motivazioni che hanno sostenuto il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini? E' una semplice domanda che richiede una semplice risposta : sì oppure no. E' una questione simile alla domanda posta al presidente Meloni: ha firmato lei l'autorizzazione a spiare il telefono del giornalista? basta dire sì oppure no. In entrambi i casi non c'è risposta. Mi viene in mente una modalità di una famosa giornalista americana di condurre le sue interviste : yes or not? senza possibilità di divagare. Yes or not? e così che un famoso ciclista, vincitore di gare prestigiose, ha confessato di essersi dopato dimostrando il coraggio di riconoscere le proprie azioni e i propri errori. E così: signor sindaco Ziberna: yes or not? coraggio che faresti una bella figura!
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento e per la riflessione acuta che proponi. Il punto che sollevi è essenziale: la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini non è una questione di schieramenti politici o convenienze partitiche, ma una "scelta di campo" che riguarda la coerenza storica e i valori democratici. Un sindaco, in quanto rappresentante dell’intera comunità, ha il dovere di esprimersi chiaramente su un tema del genere, senza ambiguità.
EliminaLa domanda è semplice: si condivide ancora oggi il senso di quella cittadinanza onoraria? Se la risposta è no, perché non revocarla? Se invece la si ritiene ancora valida, allora lo si dica chiaramente e se ne assumano le conseguenze politiche e morali.
Il silenzio o la vaghezza su una questione così netta non sono segni di equilibrio, ma di mancanza di coraggio. E in questo caso, non è una questione di retorica o di polemica politica: è una questione di rispetto per la memoria della città, per chi ha subito le violenze del fascismo e per il ruolo che Gorizia ha avuto nella storia.
Quindi sì, la domanda resta: yes or not?
Ricevendo la X Mas in municipio con tutti gli onori mi par chiaro che lui non la pensi
RispondiEliminaHo pubblicato il link a questo mio post su Facebook. C'è stato questo commento: "Mussolini, Non cedette nessun territorio semplicemente i tedeschi anetterono il littorare adriatico, perché fino al 1918 faceva parte dell'impero austro-ungarico e dato che Hitler era di origini austriache, e ha combattuto sul fronte dell'Isonzo, lo riteneva essenzialmente territorio austriaco. Come è stato per 400 anni prima dell'annesione all'Italia." (ho fatto ovviamente copia/incolla)
EliminaPrivatamente ho puntualizzato che:
Apprezzo il tuo intervento, ma la ricostruzione storica che proponi necessita di alcune precisazioni. La Zona di Operazioni del Litorale Adriatico (OZAK), che includeva Gorizia, Trieste, l'Istria e il Friuli orientale, venne creata nel settembre 1943 su ordine diretto di Hitler, ma con il consenso di Mussolini e della neonata Repubblica Sociale Italiana (RSI). Non fu un’occupazione improvvisa o una semplice decisione unilaterale dei tedeschi: il governo fascista repubblichino, ormai totalmente dipendente da Berlino, non solo non si oppose, ma accettò questa soluzione, lasciando di fatto il territorio sotto controllo nazista.
Non si può quindi sostenere che Mussolini non abbia "ceduto" nulla. Accettare la germanizzazione di Gorizia e delle altre province non fu un atto obbligato, ma una scelta precisa del regime fascista per garantire il sostegno di Hitler alla RSI. Da quel momento, il governo fascista non ebbe più alcuna autorità effettiva sulla zona, che fu amministrata direttamente dai nazisti attraverso il Gauleiter Friedrich Rainer. Questo significò una brutale occupazione militare, deportazioni di massa e repressione feroce contro partigiani e popolazione civile.
Quanto all’idea che Hitler considerasse la regione come “austriaca”, è vero che il dittatore nazista aveva combattuto sul fronte dell’Isonzo, ma ciò non giustifica né attenua la responsabilità del fascismo nell’aver permesso questa occupazione. Dire che Mussolini "non cedette nulla" è storicamente impreciso, perché la RSI fu del tutto compiacente con l’operazione e lasciò che Gorizia venisse di fatto separata dal resto d’Italia fino alla fine della guerra.
Il punto centrale rimane: Mussolini, che nel 1924 ricevette la cittadinanza onoraria da Gorizia, vent’anni dopo lasciò la città in balia dei nazisti. Questo è un fatto storico innegabile e dovrebbe far riflettere chi ancora oggi rifiuta di revocargli quell’onorificenza.
Ricevendo in municipio con tutti gli onori la X Mas probabilmente lui la pensa in tutt'altro modo...
RispondiEliminaMolto prossimamente su questo Blog :)
EliminaBrava Marilisa questa cittadinanza stona troppo con la capitale della cultura
RispondiEliminaMarilisa ha fatto bene a ricordare che la serie televisiva M - Il figlio del secolo è stata girata a Gorizia, città simbolo delle vessazioni nazionalistiche del fascismo. Purtroppo la serie (Marinelli straordinario nei panni del Duce) è stata trasmessa solo su Sky e Now (sottoprodotto di Sky) privando così parte del pubblico che ama la storia ( e il cinema) di immergersi in quel clima travagliato del primo dopoguerra, così ben ricostruito dal regista Joe Wright, che portò Mussolini al potere. Per il nostro territorio la politica anti slava e bellicista del fascismo ha causato profonde lacerazioni del tessuto sociale e lasciato in eredità il frutto avvelenato del rancore che ha impedito per decenni una serena convivenza fra goriziani di lingua italiana e quelli di lingua slovena. Oltre ai motivi ben illustrati da Marilisa dunque, la cittadinanza onoraria a Mussolini andrebbe revocata proprio per questo lascito rovinoso cha ha condizionato e forse ancora condiziona un pieno sviluppo culturale e identitario della città. La ostinata difesa del cittadino Mussolini da parte di questa amministrazione lascia sconcertati per la spudoratezza degli argomenti. Alcuni mesi fa lessi sul Piccolo un' intervista del sindaco Ziberna il quale faziosamente giustificava il suo diniego con queste parole " Togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini significa cancellare la Storia". Come se la Storia non si fosse inverata anche attraverso revoche, abolizioni, abrogazioni di leggi, editti, costituzioni ecc. Quali siano i veri motivi politici che sottendono il mantenere vivo il legame con Mussolini nel 2025 rimangono oscuri e si possono solo ipotizzare:
RispondiEliminanostalgia delle politiche nazionaliste italiane, monito verso ogni forma di ideologia progressista, riconoscenza ai fedeli elettori.
E proprio verso i giovani elettori va oggi la mia speranza di rinnovamento e fiducia per un futuro libero da ogni nazionalismo e retaggio reazionario. Purifichiamo l'aria di Gorizia da questo pulviscolo nero che ci fa vergognare e che, a mio avviso, ci porta pure iella.