Devo ammettere che ci ho messo un bel po’ di tempo prima di capire la
differenza tra le diverse tipologie di pesce azzurro che popolano il nostro
mare Adriatico. Ma da quando ho iniziato ad apprezzare gusto e sapore delle
ricette della tradizione regionale ne sono diventata una consumatrice
compulsiva. Tanto da frequentare con cadenza quasi bisettimanale la pescheria
della mia città. Mi rifornisco alla pescheria da Michele in via Boccaccio a Gorizia. Perché gentilezza,
consigli e pesce fresco vengono elargiti in pari proporzione. E non sai quindi,
quando ci ritorni la seconda volta, il vero motivo della tua decisione.
Sopratutto in relazione al fatto che il negozietto lungo e stretto sta proprio
di fronte all’entrata secondaria del mercato cittadino, dove si trovano alcuni
banchi di pesce, prevalentemente proveniente dai pescatori di Grado.
A dire il vero, dopo aver
consumato per decenni filetti di pesce surgelato acquistato con il sistema
della consegna a domicilio e salmone affumicato o caviale non appena se ne
presentava l’occasione, ho iniziato ad apprezzare il pescato locale dopo che
Roberto (cugino acquisito) ha dato fondo alla sua passione per orate e branzini
alzandosi alle tre di mattina per uscire in barca a pesca. Mangiane una oggi ed
uno domani, ti accorgi che il loro sapore proprio ti piace e rinunci senza
particolare dispiacere anche ai pesci che non hanno lische e spine che prima
preferivi.
Comunque il mio obiettivo,
oggi, era quello di scrivere qualcosa a proposito del pesce azzurro e dei
diversi modi di cucinarlo per apprezzarne le sue carni al meglio, secondo la
tradizione del Friuli Venezia Giulia.
Sarde, sardine, sardelle, sardoni
(e bianchetti). Leggo online, che le carni della sardina
sono ottime, saporite e gustose, a patto che siano consumate freschissime,
perché è un pesce facilmente deperibile. Inoltre sono ricche di acidi grassi
omega 3 e di sali minerali come il potassio. Al momento dell'acquisto, la
sardina si deve presentare ben rigida al tatto. Il sapore delle sardine cambia
a seconda del mare dove vengono pescate: in Adriatico le sardine hanno un
colore più verdastro sul dorso e sono più grasse perché hanno a disposizione
maggiori quantità di cibo, mentre quelle tirreniche sono più azzurre e più
magre. Come cucinarle? Le sardelle più gustose (e apprezzate anche da chi non
ama particolarmente il pesce) sono quelle impanate che, di fatto, nella mia
città vengono anche proposte, nelle poche osterie che sono rimaste in città,
come complemento al calice di vino bianco all’ora dell’aperitivo. Ho cercato in
rete, negli innumerevoli blog di cucina, la ricetta che utilizzo abitualmente e
devo dire che sono rimasta letteralmente di sasso, quando ho scoperto che la
sardella impanata è un piatto tipico siciliano. Letta la ricetta, tuttavia, non
corrisponde assolutamente al nostro modo di prepararla; ciò in quanto al
pangrattato viene aggiunto il formaggio pecorino. E qua già mi viene la pelle d'oca! Coerente con la mia
preparazione è, invece, la descrizione riportata dal Cucchiaio d’argento. Schematica, a tale proposito, la Cucina triestina, XIII edizione, Trieste
1977, che mia madre mi regalò una vita fa, probabilmente stanca di mangiare
tortelloni con panna e prosciutto, ad ogni invito a cena. “aprirle lasciandole
attaccate lungo il filo della schiena, levare la spina, marinare, panare e
friggere”. Nei richiami alla marinatura e panatura due aspetti che non
conoscevo e che alla prossima occasione sperimenterò senz'altro: nell’uovo sbattuto
aggiungere un cucchiaio di latte e prima di infarinare marinare (per dieci
minuti) cospargendo il pesce di pepe, succo di limone e prezzemolo.
Dettagliata, invece, la ricetta
riportata nella pagina web del Cucchiaio d’argento, che peraltro chiama nelle diverse ricette utilizza indifferentemente il termine "sarda" o "sardine" L’unica variabile che mi sento di aggiungere, in base
alla mia esperienza, è quella di utilizzare un sacchetto di plastica per infarinare il
pesce prima di passarlo nell’uovo. In pratica, inserisco la farina nel sacchetto
e ci butto dentro il pesce ben asciutto. In tal modo evito di sporcare in
maniera eccessiva la cucina. Il che non è mai male! Altro consiglio utile è
quello di inserire poche sardelle alla volta, per evitare di abbassare troppo
la temperatura dell’olio che deve comunque essere in quantità tale da sommergere
tutto il pesce. Senza la necessità, quindi, di rivoltarlo. In un prossimo post
la mia ricetta delle sardelle in savor e le sardelle gratinate, la cui ricetta mi
è stata consigliata dal mitico Michele, di cui ho scritto sopra.
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