Toponomastica: la lingua batte dove il dente duole


Fondo cartoline. Soc. Filologica friulana

Indispensabile ripensare alla propria identità, a ciò che conta maggiormente, a ciò che sta al cuore della città e che sta a cuore alla città. Clero dixit.


Fino all’Unità d’Italia, o all’annessione per quanto riguarda Gorizia, la denominazione delle strade non era né regolamentata, né imposta dalle autorità; inoltre, non c’erano le targhe. I nomi delle vie, quindi, non erano scritti e si tramandavano nel tempo. Queste denominazioni avevano origine da caratteristiche del luogo e dei suoi abitanti: una famiglia o una persona o gruppi di cittadini (mestieri), fatti di cronaca, animali, piante, corsi d’acqua; e tantissime denominazioni religiose motivate dalla presenza di una chiesa o di un convento. Un esempio emblematico, in città, è piazza del fieno. Per intenderci, la piazza su cui si affaccia il liceo scientifico “Duca degli Abruzzi”e la scuola per l’infanzia delle suore chiamate Spaun, dal cognome della prima responsabile della comunità goriziana, Maria. Oggi, con la cessazione dell’attività educativa delle suore di Notre Dame, quella delle Ancelle di Gesù bambino, ovvero le Spaun, è l’unica presenza di scuola cattolica per l'infanzia a Gorizia, come la stessa pagina web istituzionale non esita a sottolineare.
Piazza del fieno, inizialmente portava il nome di piazza Nuova e dal 1851 al centro vi sorgeva una fontana circolare con basamento in granito e una spina in metallo, cui attingevano l’acqua gli abitanti della zona. Inoltre, a partire dal 1887, nella piazza si teneva il mercato del fieno, spostato da piazza Battisti. Per questo motivo, ancora oggi è rimasta l’abitudine di chiamarla piazza del fieno. Ai primi del Novecento divenne piazza Carlo Bertolini (1827-1899) in onore dell’avvocato e patriota trentino che visse per molti anni a Trieste e fu il primo presidente della “Pro Patria”, che precedette la “Lega Nazionale”, associazioni entrambe volte alla tutela dell’italianità di cui fu uno strenuo difensore. L’11 maggio 1941 si passò all’intitolazione, come ricorda il giornale telematico Bora.la, "al nome glorioso della Divisione Julia che nelle battaglie sul fronte greco-albanese combattè con grande eroismo dei suoi soldati, tutti decorati con la medaglia d’oro al valore militare."
Insomma, la toponomastica non è mai statica, anche se il quadro di riferimento normativo, è rimasto invece inalterato nel tempo. Nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia - a norma dell’art. 8 del D.P.R. 9 agosto 1966 n. 834 (ovvero lo statuto regionale) - le attribuzioni degli organi dello Stato previste dall’art. 1 della Legge 23 giugno 1927 n. 1188, sono esercitate dall’Amministrazione regionale ai sensi e nei limiti del relativo Statuto speciale. Anche se il Prefetto sembrerebbe mantenere la competenza - delegata dal Ministero dell’Interno – relativamente alla deroga prevista dalla normativa vigente (art. 4 della Legge 23.6.1927 n. 1188) in merito ad intitolazioni dedicate a personaggi deceduti da meno di dieci anni che si sono contraddistinti per speciali benemerenze. La Prefettura - ricevuta dal Comune interessato la proposta di intitolazione -  richiede il parere della Deputazione di Storia Patria per il Friuli (per le nuove denominazioni) o della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia (in caso di variazione di toponimo). Questo è quanto, puntualmente, informa il sito istituzionale della Prefettura di Udine. Meno accorte, invece, le rispettive prefetture di Gorizia, Trieste e Pordenone, che si sono limitate, pedissequamente, ad utilizzare il testo generico predisposto, evidentemente come traccia, dal Ministero dell’Interno.
Soltanto tre mesi fa, ad esempio, a Roma, il Sindaco Virginia Raggi, ha postato sulla sua pagina Facebook questo avviso. “Abbiamo scelto i nomi a cui dedicare le strade di Roma oggi intitolate ad Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari, firmatari del Manifesto della Razza. Presto avremo via Mario Carrara, largo Nella Mortara e via Enrica Calabresi: sono tre scienziati che invece si rifiutarono di firmare quel manifesto". E ciò, a seguito di una campagna avviata nel gennaio dello scorso anno e portata avanti con gli studenti e i cittadini dei Municipi IX e XIV per cancellare dalla topografia cittadina i nomi di persone che condivisero l'infamia delle legge razziali.
Nel festeggiare, lo scorso anno, i santi patroni della città, da parte del clero, è stato affermato che “l’occasione era preziosa per ripensare alla propria identità, a ciò che conta maggiormente, a ciò che sta al cuore della città e che sta a cuore alla città.”
Partirei da questa considerazione per riflettere sulle motivazioni che non hanno ancora indotto la Giunta municipale, con l’adesione del Consiglio, ad affidare la competenza della toponomastica alla Commissione cultura,come già avviene in tantissimi altri comuni. Insomma, nessuna legge individua specificatamente composizione e competenze della commissione che si occupa di toponomastica. Ma le buone pratiche dovrebbero essere prese in considerazione, come ad esempio il regolamento adottato dal Comune di Bergamo. Dimostrazione palese di buon governo. 

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