Quando mercoledì scorso 22
maggio ho visitato, assieme ad un gruppo di amici, il Giardino Viatori il rischio della pioggia era alto.
Questo maggio non ci ha regalato le belle giornate di sole alle quali, forse
anche soltanto nell’immaginario, siamo abituati. Fortunatamente, invece, il
cielo appena velato ha reso gradevolissima la riscoperta di questo tesoro
cittadino che andrebbe visitato almeno un paio di volte all’anno, o anche di
più, in contemporanea con le diverse fioriture delle camelie, delle azalee,
delle magnolie, delle ortensie e via dicendo. Perché la sua ricchezza, come i
veri giardini, è la sua mutevolezza, il suo trasformarsi di settimana in
settimana, di mese in mese. Inverno compreso. Perfino il sottobosco, quello più
nascosto sotto le azalee nella scarpata dal quale prende avvio il percorso
delle visite guidate, è un profluvio di ellebori, bucaneve, primule e
ciclamini. Ed è quindi un gran peccato che il giardino sia aperto al pubblico
soltanto un paio di mesi all’anno. Anche se, fortunatamente, per i gruppi
organizzati e previa prenotazione, è possibile la visita in tutti i mesi dell’anno.
Il giardino Viatori, ora di proprietà della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia, per volere testamentario del suo autore, non è propriamente un giardino classificabile come lo sono sempre del resto le creazioni di chi sceglie di andare controcorrente, respingere il conformismo, opponendosi in pratica alle tradizioni. Il giardino, insomma, è la sintesi, la rappresentazione concreta dell’amore per le piante ma soprattutto l’amore per il bello, la perfezione, ma senza condizionamenti, senza potature. Una natura, insomma, capace di esprimersi attraverso i suoi profumi ed i suoi colori, con l’intervento minimale dell’uomo, se non quello di una scelta di fiori e piante la cui fioritura è garantita nel corso di tutte le stagioni.
Il giardino Viatori, ora di proprietà della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia, per volere testamentario del suo autore, non è propriamente un giardino classificabile come lo sono sempre del resto le creazioni di chi sceglie di andare controcorrente, respingere il conformismo, opponendosi in pratica alle tradizioni. Il giardino, insomma, è la sintesi, la rappresentazione concreta dell’amore per le piante ma soprattutto l’amore per il bello, la perfezione, ma senza condizionamenti, senza potature. Una natura, insomma, capace di esprimersi attraverso i suoi profumi ed i suoi colori, con l’intervento minimale dell’uomo, se non quello di una scelta di fiori e piante la cui fioritura è garantita nel corso di tutte le stagioni.
Mai, come nel caso di un giardino,
i numeri che Stefano Morsolin, infaticabile giardiniere capo e guida per l’occasione ci ha
snocciolato ne qualificano la magnificenza: 400 magnolie la cui fioritura
esplode a marzo con 250 colori diversi; 200 amerocallis che fioriscono a
giugno; centinaia e centinaia di ortensie, rose, azalee e rododendri piantati
là dove la memoria collettiva ricordava soltanto dolore e sangue. Un doppio
risultato, quindi, quello raggiunto alle pendici del monte Calvario.
Stefano Morsolin, che non
posso limitarmi a qualificare come capo giardiniere del giardino Viatori,
perché ne è il custode ed anima dello stesso, ama piante e fiori come le api amano
il polline. Non ama parlare di se, anzi non lo fa proprio se non sollecitato da
domande specifiche da visitatori curiosi. Eppure, oggi che la rete rende
possibile sapere tutto (o quasi) di tutti, scopro che Stefano Morsolin parte
del Circolo di giardinaggio del FVG Amici in giardino, fin dalla sua
costituzione. In qualità di esperto del verde (è perito agrario diplomatosi
all’istituto Brignoli di Gradisca d’Isonzo) collabora con molti circoli sia
italiani che sloveni. Ha partecipato e partecipa a convegni; ma soprattutto è
un esteta, capace di trasformare un pezzetto di terra in un luogo magico, come
ben lo dimostra il suo giardino le cui foto sono visionabili nel suo profilo
facebook.
“L’amore è come una pianta
preziosa. Non puoi solo accettare di riceverla e lasciarla appoggiata sulla
credenza o fare finta che sopravvivrà da sola. Dovrai continuare ad
innaffiarla. Dovrai davvero prendertene cura e nutrirla” diceva John Lennon. E
quale esempio migliore per allenarsi ad amare se non quello di prendersi cura
di un giardino o anche soltanto di un angolo verde sul balcone di casa?
Stefano Morsolin, che
peraltro si occupa di vivaistica e dal prossimo anno avremo la possibilità di
ammirare i suoi ciliegi giapponesi da fiore, alla ripresa degli incontri
promossi da questo Blog, a settembre, sarà presente in sala Dora Bassi per
fornire indicazioni, consigli e suggerimenti in materia di giardinaggio
amatoriale.
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