La foto è tratta dal sito storiaememoriadibologna.it |
Gorizia: il terzo simbolo della Grande Guerra, dopo Trento e Trieste. "La città
era una straordinaria oasi di pace a poche centinaia di metri dalle
trincee di prima linea, gli abitanti quasi tutti rimasti, conducevano
una vita dignitosa, funzionavano mercati e botteghe, la sera si poteva
passeggiare all'aperto. Purtroppo da Gorizia, con i suoi ponti
sull'Isonzo intatti, transitavano i rifornimenti per la linea austriaca
Podgora - Oslavia - Sabotino, fu giocoforza bombardarla. Il 16 novembre
1915, una squadriglia di aerei italiani lanciò migliaia di volantini
sulla città preavvertendo la popolazione, all'alba del giorno 17 gli
obici da 280 aprirono il fuoco. Anche a Gorizia era iniziata la grande
guerra.
La città venne abbandonata dagli austriaci il 9 agosto 1916, in seguito alla VI battaglia dell'Isonzo. Il fronte si spostò sulle colline alle sue spalle, tra il Santa Caterina ed il San Marco." Così lo storico Paolo Antolini sul sito Storia e memori di Bologna, racconta gli avvenimenti del tempo.
La città venne abbandonata dagli austriaci il 9 agosto 1916, in seguito alla VI battaglia dell'Isonzo. Il fronte si spostò sulle colline alle sue spalle, tra il Santa Caterina ed il San Marco." Così lo storico Paolo Antolini sul sito Storia e memori di Bologna, racconta gli avvenimenti del tempo.
2019. Un anno dopo! L’anniversario del centenario della
Grande guerra è ormai soltanto un ricordo. Anche se rimane il dubbio come possa
essere possibile che in certe occasioni le manifestazioni per il centenario
siano state definite celebrazioni o commemorazioni, indifferentemente. Ce lo siamo chiesto e continueremo a
chiedercelo, soprattutto tenendo conto della particolare situazione delle
nostre terre. Fermo restando che, il Governo, fin dal
primo comunicato stampa, in occasione dell’inaugurazione delle due mostre, a
Roma, nella gipsoteca del Vittoriano, ha sempre utilizzato il termine “commemorazione”.
Salvo il fatto che perfino l’ANSA, pochi giorni dopo, il 28 luglio 2014, nel
dare resoconto del concerto del trombettista Paolo Fresu a quota 1670 al Forte
Dosso delle Somme, equivocava il senso stesso dell’evento, utilizzando il
termine “celebrazioni”. Una gaffe che è
possibile perdonare soltanto in relazione al fatto che la notizia del concerto
ospitava anche l’intervento di Ermanno Olmi, al quale può essere attribuita la
più profonda riflessione letta o ascoltata
con riferimento al centenario: “Non è facile parlare di pace perché le
parole sembrano già consumate e l'unica soluzione è quella di rinnovare noi
stessi per dare nuovo significato alle parole''.
Complicata la storia della Prima guerra mondiale, molto
complicata; a partire dalle cause che hanno portato allo scatenarsi del
conflitto, gli schieramenti contrapposti, le alleanze e le defezioni. Per non
parlare, poi, della sua fine e delle conseguenze per i vincitori e i vinti,
anche dal punto di vista della nascita di nuovi Stati e i nuovi equilibri che
alcuni decenni dopo avrebbero innescato le cause della Seconda Guerra Mondiale.
Lo scontro provocò la fine dei quattro grandi imperi sovranazionali (ovvero
tedesco, austro-ungarico, russo e ottomano). Venne infatti proclamato il Regno
dei Serbi, Croati e Sloveni, del quale facevano parte varie minoranze.
L’Austria-Ungheria diventò la piccola Repubblica austriaca e sorse anche la
Cecoslovacchia. Dal conflitto usciva ridimensionata anche l’Ungheria, divenuta
stato a sé.
Ma come ha vissuto Gorizia questi eventi nei quattro
drammatici anni? La Biblioteca statale ha sviluppato un accurato resoconto
degli avvenimenti giorno per giorno ed è un vero peccato che il lavoro svolto
non sia stato adeguatamente pubblicizzato, perlomeno con un link permanente al
sito istituzionale del Comune di Gorizia. Ciò che è stato fatto, infatti, consente,
giorno per giorno, di seguire gli accadimenti come sono avvenuti, utilizzando
le fonti disponibili. Una storia che ogni cittadino dovrebbe conoscere per rendersi
conto del prezzo che la città, più di ogni altra, in Italia, ha pagato a causa
di una guerra subita e non voluta. Strana città e strana provincia, quella di Gorizia
che ha pianto i suoi morti caduti su ambo i fronti. Ed è proprio per questo
motivo che è meritoria la ricerca svolta dal gradiscano Gianni Marizza il quale nel
volume “O Vienna Velika che tanto t’amai” (Chiandetti Editore) ha raccolto, in un dettagliato
elenco, comune per comune, i nominativi degli sloveni, friulani e bisiachi che
hanno combattuto, in uniforme asburgica, nella Grande guerra. Ed anche ha "smascherato" alcune bugie frutto della propaganda dell'epoca. Il volume, fresco di stampa, sarà
presentato da Ferruccio Tassin, che nell’opera ha anche curato la prefazione in
friulano, giovedì 21 febbraio, alle 18.00, in sala Dora Bassi a Gorizia.
Molto molto interessante, grazie!
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