American life: ce la racconta Rocco Ceselin


Credo che nessuno, più di Guido Chiesa, sia riuscito a riassumere in un solo paragrafo le motivazioni del mito americano. Ma che cos`è poi questo mito americano e che ha contagiato anche me, anni fa, tanto da giungere al punto di andare a New York, anche più di una volta all’anno? Me lo chiedo e richiedo tutte le volte che un amico o un parente mi informa del suo prossimo viaggio al di là dell’Oceano?
Ebbene, la risposta è complessa, ed io direi anche complessivamente antitetica. Insomma difficile da spiegare e, sotto un certo punto di vista, anche giustificare. Per lo scrittore e regista Chiesa, il Mito rappresentato dagli Stati Uniti è uno strano miscuglio di imperialismo e pulsioni anarchiche, scenari naturali e giungle urbane, Coca Cola e romanticismo noir, vecchie leggende e iperboli tecnologiche. E' un Mito, direbbe Pannella, transnazionale e transgenerazionale. Esso si è modificato col tempo, mantenendo però un'inalterata presa su gruppi di persone distanti sia geograficamente che epocalmente, provenienti da culture diverse e portatrici di ideologie spesso contrapposte. Basti pensare al controverso amore per l'America che ha permeato gran parte della Sinistra europea. Come spiegava il regista Jean Luc Godard, odiamo John Wayne perché in lui vediamo gli odiati reazionari americani, ma lo amiamo perdutamente quando indossa i panni del cowboy dei film di John Ford. Ed oggi potremmo dire lo stesso di Clint Eastwood. Oppure, in campo musicale, detestiamo la "commercializzazione" imposta dalle grande multinazionali del disco, ma poi ascoltiamo, sempre con un po’ di emozione la voce calda di John Denver in Country roads o di Dolly Parton in Jolene. Insomma, mistero e fascinazione del Mito Americano: credo sia proprio questo ossimoro a determinarne il culto. E chi fra cent'anni studierà la nostra epoca, è il presagio di Chiesa, passerà la maggior parte del tempo a chiedersi come la cultura di un paese, nato poco più di quattro secoli fa, abbia potuto imporsi su quella di nazioni dalle tradizioni millenarie.
L’America ha accolto NikolaTesla, salvo lasciarlo morire in povertà quando la sua visione utopica del mondo aveva perso qualsiasi interesse economico, ma ha condannato ed imprigionato Wilhelm Reich per le sue teorie non convenzionali. Insomma, chi non si omologa o si ribella viene ignorato o reso inoffensivo. La storia più recente, raccontata da Michael Francis Moore e da Edward Snowden tanto per fare degli esempi, in Fahrenheit 11/9 (uscito nelle sale il 22 ottobre) e in Snowden di Oliver Stone dovrebbero pur insegnarci qualcosa! Ma non è così. E allora, continuiamo pure a coltivare il sogno americano, come ha fatto del resto Emir Kusturica nell’indimenticabile Arizona dream. Perchè l'America è proprio complicata e va quindi esorcizzata attraverso invenzioni, parabole fantastiche e grottesche. In attesa, aggiungo io, di una auspicata presa di coscienza collettiva.
Di America e, nello specifico, di American life, ci parlerà prossimamente Rocco Ceselin, in sala Dora Bassi, nell’ambito del ciclo di incontri: saperi, viaggi, esperienze. Rocco, da diversi anni vive a Los Angeles, la città americana per antonomasia e nessuno più di lui, quindi, ha la possibilità di svolgere un'analisi su questo Paese pieno di contraddizioni. Nel frattempo, anche se non abbiamo avuto la possibilità di assistere dal vivo all'accensione delle luci dell'albero al Rockfeller center, entriamo comunque nello spirito natalizio ed auguriamoci l'un l'altro che questo mese di dicembre sia un mese di riflessione e non soltanto di corsa sfrenata ai regali.

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