Da Sissi a Kitzmüller


In tutta sincerità, se mi sento – profondamente – cittadina europea,  non credo proprio di poter dire di sentirmi italianissima; essendo stati i miei nonni, bisnonni, trisavoli, e via dicendo, cittadini asburgici. Insomma, è soltanto perché Gorizia è stata occupata dall’esercito italiano nel 1916 (e quindi, annessa all’Italia) che io – nata a Gorizia nel 1950 - mi posso oggi considerare cittadina italiana. Ed è forse anche per queste origini, che sono già tanti coloro i quali hanno mostrato un così rilevante interesse per la mostra dedicata a Sissi ed inaugurata nei giorni scorsi al museo di Santa Chiara; perché chi ha nel proprio DNA elementi formati in questa terra di confine, non può non amare il passato (in senso lato) di questa vecchia signora, la cui grandezza si era manifestata durante il periodo di appartenenza all’impero austriaco. Così come traspare da ville, palazzi, viali e giardini.
Ma la ricchezza di Gorizia non è soltanto materiale. Sta soprattutto, nella ricchezza intellettuale – che si esprime nelle arti – così come è emerso anche nella rassegna “Incontri, racconti, luoghi” in occasione dei quali ci è stata data l’opportunità di conoscere (ed apprezzare) autori che hanno deciso di ambientare le loro opere in città o comunque parlare di questo territorio. Insomma, un dato è certo: la gente di confine è geneticamente diversa, nel senso che l’amore ed il rispetto per la terra traspare, in maniera inequivocabile, da comportamenti e pensieri, tramutati quindi in scritti, disegni, azioni. La conferma di questa percezione l’ho avuta l’altra sera, conversando con Hans Kitzmüller il cui cognome non lascia dubbi sulle sue origini austriache, (il padre era un musicista viennese) mentre la forzata italianizzazione, togliendo al mio cognome la finale “g”, potrebbe non ritenerlo evidente. Ebbene, dall’incontro con Kitzmüller ho maturato la consapevolezza che ciò che ci contraddistingue è il profondo legame con il territorio e la voglia quindi di raccontarlo. E’ questo, infatti, che traspare distintamente dalla lettura del volume “E in lontananza Gorizia” dove il paesaggio si rivela affascinante racconto delle proprie trasformazioni. Quando, attraverso i segni e le tracce che lo caratterizzano, riesce ad apparire anche come un testo che parla di memoria e linguaggi, del passato e del futuro delle comunità che lo abitano. E pure una terra di confine come quella goriziana, dalla storia tanto ricca e complessa quanto poco o mal conosciuta, si lascia narrare così. Il percorso, che Kitzmüller ha seguito, in questa sua riflessione su un rapporto possibile con i paesaggi contemporanei, ha portato non soltanto alla conoscenza di originali poeti e letterati e di isole di natura intatta disseminate nel paesaggio fortemente umanizzato di un territorio, (dal mitico approdo lagunare della pineta di San Marco alla confluenza del Torre con l'Isonzo e attraverso la pianura sino alla zona collinare del Collio). Ma conduce il lettore alla riscoperta di un passato dimenticato di Gorizia, quello austriaco, che sollecita una lettura diversa della storia qui tragicamente segnata dalla violenza e dalle ideologie del Novecento. Ed è di questo, dello "spirito" di Gorizia, trascritto per la prima volta dai paesaggi reali e mentali di una delle più piccole province italiane, che Hans Kitzmüller parlerà mercoledì 21 marzo, alle 18.30. nella sala Dora Bassi di via Garibaldi. Un’occasione per conoscere, o riconoscere, un autore attraverso i luoghi e la loro storia.


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