Sapori e odori da riscoprire e da promuovere
Se si dice cibo, a
Gorizia, la risposta immediata è Gianni. E si parla, ovviamente, della
trattoria di via Morelli che, gestita dagli eredi dell’omonimo oste, ne hanno
mantenuto l’impostazione che ha fatto “grande” il suo successo. Ovvero la
quantità delle porzioni. Ma se la trattoria “da Gianni” è famosa in tutto il
Nord Est per le dimensioni delle sue portate, qualche parola è necessario
spendere per le eccellenze gastronomiche di Gorizia proposte, durante le relative
stagioni da ristoranti e trattorie cittadine che aderiscono anche, di volta in volta, agli eventi
organizzati da enti ed associazione per promuovere i prodotti del territorio.
Locali che sanno valorizzare al meglio le peculiarità ed il cui elenco è disponibile
su Tripadvisor. Anche se, a dire il vero, personalmente non concordo del tutto
sulla classifica che i buongustai, (dal palato più o meno fine) di passaggio in
città hanno contribuito a costruire. Ma tant’è.
Parlando, tuttavia, di
specifici prodotti, Gorizia può vantare delle eccellenze; dalla mitica Rosa alla Brovada (marchio DOP dal 2011 e che ha, quindi, nonostante la sua innata
modestia collegata alle umili origini, il suo pubblico disciplinare approvato
dal Ministero alle politiche agricole) e che rappresenta, in assoluto, uno dei più
incredibili esempi di autoproduzione e consumo. Ciò in quanto la brovada non è
conosciuta e consumata al di fuori del luogo di sua produzione. Gorizia, o meglio ancora la sua frazione Sant'Andrea, era famosa anche per i suoi asparagi bianchi ma pare proprio che, come ci ha raccontato Christian Seu, sulle pagine del Piccolo,la sua produzione sia inesorabilmente in declino.
Mentre i prodotti
certificati DOP o IGP in Friuli Venezia Giulia sono: il prosciutto di San
Daniele DOP, il formaggio Montasio DOP, l'olio extravergine di Trieste
denominato Tergeste DOP, la brovada DOP
ed il prosciutto di Sauris IGP.
E la stessa Ersa ha curato la pubblicazione dell'Atlante dei Prodotti della
Tradizione che è disponibile presso le sedi di Gorizia e Pozzuolo del
Friuli. Peraltro là è possibile richiederlo da parte di chi ne fosse interessato.
Ma, a prescindere dalle
materia prime, Gorizia ha avuto una sua eccellenza anche nel settore dolciario
e la testimonianza più recente è il quaderno riproposto dal Centro per la
conservazione e valorizzazione delle tradizioni popolari che raccoglie ricette,
idee e consigli di Margherita Culot, scritte nel periodo 1920 e 1945. Un
quaderno questo, la cui lettura richiama e ricorda la mitica pasticceria Paulin
di via Mazzini, chiusa ormai da un paio d’anni e che, sono certa, è rimasta e rimarrà
nella memoria collettiva della mia generazione, per l'insuperabile torta Glacè così come il dolce Franz che veniva preparato dai fratelli Viatori nel negozio, ahimè anche questo chiuso, di via Trieste.
E non è un caso, quindi,
che Roberto Zottar il quale ha curato la pubblicazione degli appunti di
Margherita, nella sua presentazione abbia scritto che la “La ricerca delle
tradizioni culinarie dei nostri avi è un modo per scoprire le proprie radici e
ravvivare il ricordo di gusti di un tempo. Odori, aromi, profumi, fragranze,
sapori non sono soltanto un supporto per la preparazione dei cibi, ma anche un’evocazione
che suscita ricordi e divengono cibo dell’anima, in modo particolare quando,
come spesso avviene, il cibo e soprattutto la cucina mantengono una identità e
rivelano inconsci personali e collettivi, particolarmente familiari”.
Così come, in una fredda
giornata d’inverno il profumo del pane da poco uscito dal forno riscalda il cuore ed il
succo delle more di gelso appena raccolte, ad occhi chiusi, fa riemergere le
sensazioni della nostra infanzia.
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