Nel 1911 si sposò con Martha Bermann, tedesca di Hannover, e aprì uno studio a Berlino, rendendola sua residenza stabile. Nello stesso anno un viaggio a Parigi lo portò a frequentare l'ambiente teatrale, tra cui i cosiddetti Ballets russes (balletti russi) organizzati da Sergej Pavlovič Djagilev. Sempre nell'ambito teatrale, a Berlino lavorò spesso al Deutsches Theater come decoratore. De Finetti pertanto operava come illustratore, grafico pubblicitario, pittore (in special modo a partire dal 1912) e vignettista satirico, collaborando con numerosi periodici tra cui Lustige Blätter, Berliner Zeitung am Mittag e Sankt Georg.
Allo scoppio della prima guerra mondiale de Finetti scelse di non lasciare la Germania e lavorò presso giornali e nella produzione di manifesti pubblicitari: la morte del padre del 1919 lo portò però a frequentare maggiormente l'Italia. Nel 1920 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia, che lo vide poi tornare in diverse edizioni seguenti (1924, 1928, 1932, 1934, 1953). Sue mostre furono organizzate sia in Germania che all'estero (Polonia, Paesi Bassi, Francia). Nel 1924 una sua mostra personale a Milano ottenne discreto successo. Nel 1922 allestì uno studio presso la villa di famiglia, a Corona, ciò in quanto la dimora fungeva sia da abitazione che da studio. Nel 1926 una mostra ad Amsterdam lo vide esporre con il pittore triestino Adolfo Levier. In Italia fu noto specialmente per le sue stampe a tema sportivo (in special modo l'equitazione fu spesso al centro delle sue opere). Alfredo Stendardo del Giornale d'Italia definì de Finetti «il pittore del movimento, il pittore della vibrazione, il pittore della vita».
Nel 1934 l'ascesa del regime nazista in Germania persuase i coniugi de Finetti a lasciare il Paese e trasferirsi in Italia, nella villa di Corona. Rientrato in patria, l'artista si dedicò sia alla pittura che all'illustrazione, disegnando peraltro per la Gazzetta dello Sport. Espose frequentemente alle mostre cosiddette sindacali (cioè dell'organizzazione sindacale degli artisti legata al partito fascista) a Trieste. Dal 1935 al 1938 il pittore ebbe un periodo di frequenti esposizioni in Polonia, Bulgaria, Ungheria e in Italia a Napoli.
La seconda guerra mondiale fu ripresa poi come tema dal de Finetti nelle sue opere più tarde: una di queste s'intitolava Gli infoibati, dedicato ai massacri delle foibe. Nel 1948 a Londra de Finetti prese parte alle competizioni di Arte ai Giochi della XIV Olimpiade nelle discipline di pittura e di grafica. Nel 1950 produsse l'opera Via Crucis, esposta presso la Chiesa dei Santi Maria e Zenone a Corona. De Finetti morì improvvisamente a Gorizia il 5 agosto 1955, colto da infarto mentre si trovava presso l'ufficio postale cittadino, per spedire in Olanda, e precisamente a Rotterdam al professor Kosters, ovvero il medico che prestò le sue cure a Salvatore Oppes, (cavaliere italiano e medaglia d'argento ai Giochi olimpici di Melbourne 1956) dopo una rovinosa caduta in una gara, il primo settembre 1954.(1)
Il recente richiamo nei giorni scorsi di diversi artisti, a proposito del fatto che l’evento GO!2025 incomprensibilmente non valorizza adeguatamente la ricchezza delle importanti figure del territorio, può fungere da stimolo per la Regione, e l’Erpac in particolare, a prendere in considerazione la possibilità di farsi carico del necessario intervento di ristrutturazione della villa (la cui costruzione risale al XVII secolo) che fu casa e studio dell’eclettico artista, tenuto conto del suo stato di indicibile abbandono. Un artista, Gino de Finetti, la cui fama è certamente più diffusa all’estero che nella nostra regione. Ciò in quanto de Finetti è stato uno dei più grandi nomi della grafica pubblicitaria, della cartellonistica illustrativa, della pittura legata allo sport, al costume, alla moda, alla società. Quale occasione, quindi, più di questo straordinario evento di GO! 2025, per gettare le basi di un progetto che colmerebbe l’incomprensibile silenzio delle istituzioni e darebbe dignità alla memoria di un talento che ha lasciato un'impronta significativa nel panorama artistico del suo tempo?
1. Il fatto è descritto in questo interessante approfondimento di Umberto Martuscelli, disponibile sulla rivista online dedicata al mondo dei cavalli
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