A Trava, in Carnia, il santuario del rèpit. Una storia da conoscere raccontata per il cinema dalla triestina Laura Samani

Se c’è una cosa che non smette di emozionarmi, nonostante la mia età, è la scoperta di quante siano le cose interessanti (a volte straordinarie) presenti o riguardanti il nostro territorio. Un forziere, in pratica, le cui gemme si svelano, una dopo l’altra, come in una magica caccia al tesor. L’ultima gemma, in ordine di tempo, che mi si è rivelata è il santuario del rèpit, chiamata anche chiesa del respiro, che si trova a Trava, frazione del comune di Lauco. Ma che cos’ha questo santuario di così straordinario da meritarsi, da parte mia, l’appellativo di gemma preziosa del territorio?

Me ne ha parlato per la prima volta una mia cugina, pochi giorni fa, anch’essa meravigliata di aver scoperto un luogo così magico e per puro caso, in occasione di una delle tante scorribande in giro per questo nostro magnifico territorio. Ma la coincidenza più rilevante che può quasi essere considerata una traccia definita nella mappa del tesoro è la contemporaneità che il fatto storico è stato recentissimamente riportato alla luce da una giovane regista e sceneggiatrice triestina, Laura Samani. Regista che, non ho alcun dubbio, farà certamente parlare di sé tenuto conto che il suo film di esordio, “Piccolo corpo” dopo essere stato presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes e al Torino Film Festival, ha vinto un premio ai David di Donatello. Piccolo corpo è un dramma intimo e suggestivo sul tema dell’elaborazione del lutto, il bisogno di ribellione, l’autodeterminazione femminile e la ricerca del divino. Un film in pratica, secondo Mymovies, assolutamente da vedere. E così farò!

La storia raccontata in modo così magistrale da Laura Samani, tanto da trovare concordi pubblico e critica nell’applaudire l’opera prima, porta alla luce la storia dei luoghi di culto, siano stati essi santuario, cappella o anche soltanto una semplice chiesa rupestre che offriva ai fedeli di un tempo (la tradizione si è persa alla fine del diciannovesimo secolo) la speranza che anche i bambini morti senza battesimo, e quindi destinati a restare nel Limbo e ad essere sepolti fuori dal cimitero, in quanto non battezzati, avrebbero potuto accedere al Paradiso. Perché nelle chiese del rèpit, anche se per la frazione di un attimo, i bambini ritornavano in vita e quindi potevano essere battezzati. Vero e proprio dramma, quello del Limbo, per i genitori dell’epoca, tenuto conto che oltre al lutto per la scomparsa del figlioletto, avrebbero dovuto sopportare anche l’ingiustizia della mancata sepoltura in terra sacra.

La chiesa “ufficiale” osteggiò la pratica del rito sino alla condanna definitiva avvenuta nel 1755 per mano di Benedetto XIV. Papa Lambertini accusò il rito ed i suoi praticanti di:”Abuso del sacramento del battesimo”. Quest’accusa è contenuta nel De Synodo diocesiana. Nonostante la chiesa ufficiale si fosse allontanata dalla gente e dal loro dolore, la pratica del rito della doppia morte o del ritorno alla vita proseguì sino agli albori del XX secolo. Il protrarsi del rito sino al 1900, periodo in cui è ambientata da storia di Agata in Piccolo corpo, testimonia quanto fosse sentita la necessità di dare pace all’anima del piccolo morto.

Per saperne di più https://www.avvenire.it/agora/pagine/santuari-anti-limbo-beretta_201005210936552700000

1 commento:

  1. Che dire? Mia mamma è nata proprio a Trava di Lauco, dove son stata tante volte sin da piccola. Anche il cimitero è bellissimo, posto in cima a una collinetta a cui si accede da una larga scalinata di pietra che s incammina tra due enormi e vecchissimi alberi che ahimè, non so dire cosa siano.... Probabilmente abeti

    E anche il film l ho visto, apprezzabilissimo da noi friulani perché recitato, benissimo, in lingua friulana. Saowvo che era stato girato qui ma non pensavo..Una parte delle mie radici come sai, viene da quelle montagne. .. Grazie Marilisa

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