Miramare e Massimiliano d’Asburgo, arciduca infelice e forse un po' ingenuo

La storia che ci hanno insegnato a scuola iniziava dai re di Roma, e dovevamo imparare anche i nomi dei sette colli. Poi, con il poco tempo a disposizione, ci fermavamo alle guerre di indipendenza ed il Risorgimento. Che gli italiani non amassero gli Asburgo è cosa nota e le guerre d’indipendenza ce lo dimostrano. Ma io credo sia dovere di ogni goriziano approfondire, almeno un po’, la storia che ci riguarda direttamente. Me ne sono resa conto nelle scorse settimane quando ho accompagnato degli amici a visitare il castello di Miramare, ritornandoci dopo una infinità di anni.

Tutti, perlomeno in regione, sappiamo che il castello di Miramare è legato indissolubilmente alla storia di Massimiliano e Carlotta. Ma non sono molti, credo, coloro i quali conoscono – se non a livello superficiale – la storia del fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, il quale dopo aver cercato di svolgere bene (ma inutilmente) il suo ruolo di governatore generale del regno Lombardo-Veneto pagò con la sua vita una romantica illusione. L’arciduca Massimiliano, infatti, fu inviato nel regno con i migliori propositi di far dimenticare la repressione austriaca del generale Radetzky. E si profuse con notevole sforzo in ogni settore. Ma se ottenne la collaborazione del ceto commerciale altrettanta disponibilità non ottenne dai nobili e dagli esponenti del mondo culturale. In pratica l'ostinazione del gabinetto di Vienna nel combattere le proposte dell'arciduca per una maggiore autonomia alle provincie lombarde e venete facilitò la propaganda intransigente dei capi del partito nazionale che, seguendo le istruzioni di Cavour, screditò dall'inizio il tentativo tardivo e vano, se anche compiuto in buona fede da Massimiliano, di riconciliare con l'Austria gl'Italiani.

Con il senno di poi, dalla rilettura di fatti ed antefatti delle guerre d’indipendenza, ci si rende conto che l’ottocento è stato un secolo ben più complesso, in termini di alleanze e di conflitti, di quanto sia stato il secolo scorso che ha pur visto lo svolgersi di due guerre mondiali.

Sta di fatto che dopo la seconda guerra d’indipendenza Massimiliano ritorna nel suo castello di Miramare ed inizia a viaggiare per terra e per mare. L’epoca di un suo viaggio nell'America Meridionale coincide con le aspirazioni di un conservatore messicano rifugiatosi in Europa, José Miguel Gutiérrez de Estrada. Quest’ultimo lo convinse ad aderire a un disegno da lui vagheggiato per restaurare nel paese nativo la forma monarchica. L'ambasciatore austriaco a Parigi, principe Riccardo di Metternich, cercò invano di convincere l'arciduca della fragilità dei disegni di quell'onesto sognatore, ormai senza nessun seguito in patria. Ma la sua opera fu resa vana dal favore che l'arciduchessa Carlotta e gli stessi sovrani francesi accordarono agl'intrighi degli esuli messicani con le potenze europee Inghilterra, Spagna e Francia, indotte a una spedizione militare in quelle lontane terre dalla lusinga di ricuperare importanti crediti di loro connazionali verso il governo repubblicano che faceva capo a Benito Juárez. La Spagna e l'Inghilterra si ritrassero dalla partecipazione alla spedizione messicana, ma Napoleone non rinunciò al miraggio d'intervenire nell'organizzazione dell'America latina, profittando della guerra di secessione che paralizzava gli Stati Uniti. Massimiliano, illuso sull'importanza del movimento monarchico disegnatosi nel Messico all'ombra delle baionette francesi, accettò nel 1864 la corona offertagli, rinunciando agli eventuali diritti alla successione al trono austriaco. Sta di fatto che l’arciduca si trovò alla fin fine isolato e, quando nel 1867 le truppe francesi s'imbarcarono per invito formale del governo degli Stati Uniti, l'imperatore, dopo alcuni mesi di lotta, fu consegnato per tradimento nelle mani del Juárez che lo fece fucilare a Queretaro il 19 giugno 1867.

Insomma, perchè la storia sia davvero percepita come uno strumento di reale conoscenza dovrebbe essere insegnata di conseguenza. Allo studio dei manuali, che spesso riassumono in maniera asettica il susseguirsi di battaglie, guerre e imperi, si dovrebbe affiancare la familiarità con altri tipi supporti come monografie, romanzi, testimonianze dirette, articoli giornalistici: tutto ciò che possa stimolare una viva curiosità per il passato, rendendo evidente che, come scrisse Benedetto Croce, “ogni storia è storia contemporanea”. L’affermazione del filosofo e storiografo parte dalla distinzione tra “cronaca” e “storia”. La prima sarebbe l’insieme di nozioni riguardanti il passato, che se pure sono importanti per una ricostruzione degli avvenimenti, non dicono niente allo spirito e all’intelligenza di chi ne viene a conoscenza. La vera e propria storia, invece, è quella mossa da un interesse vivo (e per questo contemporaneo) di chi, partendo dalle domande del presente, si avventura nella scoperta del passato.

Ecco che allora una visita al castello di Miramare non è più soltanto il modo di far trascorrere alcune ore, ma l’occasione per approfondire la conoscenza di un personaggio di indubbio interesse, un uomo vittima del suo tempo. Ma attenzione all’orario di chiusura! Seppur i diligenti addetti alla sorveglianza immagino controllino stanza per stanza, prima di chiudere alla sera il maniero, la presenza di visitatori ritardatari, è bene non correre il rischio di rimanervi chiusi la notte. Perchè, pur non avendo un fantasma tutto suo, sul bellissimo castello di Miramare pare gravi una tremenda maledizione, secondo cui chiunque vi pernotti è destinato a morire anzitempo in terra straniera. La morte tragica è un destino che accomuna diverse altre celebrità che qui vi hanno soggiornato, come Amedeo Duca d’Aosta, che abitò il castello negli anni ‘30 del Novecento, il quale morì in Kenya probabilmente a causa della tubercolosi o della malaria, in un campo di prigionieri di guerra britannico.

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