Gigi Spina, l'eroe goriziano che proprio non sopportava la Cortina di ferro

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, o meglio, (per essere più precisi): popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori. E’ la prima parte ad essere comunque rimasta la più famosa di un discorso che Benito Mussolini pronunciò il 2 ottobre 1935 contro la condanna all’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia. Questa stessa citazione campeggia sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana, o della Civiltà del Lavoro. Quello splendido edificio che si trova a Roma nel quartiere dell’EUR.

Eppure, a parte i santi ed i poeti, a me piace molto il termine “Eroi” sia nella accezione antica che in quella moderna. Se nella mitologia dei vari popoli antichi, un EROE è un essere semidivino, al quale si attribuiscono imprese prodigiose e meriti eccezionali (gli eroi erano in genere divinità decadute alla condizione umana oppure uomini trasformati in divinità grazie a meriti particolari.), attualmente, invece, viene chiamato eroe chi, in imprese di guerra o azioni di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie. Ecco, Gigi Spina è senz’altro un eroe! Perché sono stata più volte a Berlino. Ed una vola a Berlino Est. E bisogna veramente esserci stati per avere piena consapevolezza di come, là, allora, si viveva dopo la costruzione del muro.

A 60 anni di distanza dalla costruzione del muro di Berlino, Rai Documentari ha proposto, nei giorni scorsi, una serata evento per ripercorre la storia da una prospettiva inedita del Muro, uno dei simboli storici dello scorso millennio. "Tunnel della Libertà" racconta, infatti, la vicenda sorprendente e sconosciuta nella Berlino del primo dopoguerra. Due italiani, (a dire il vero avrei preferito il riferimento specifico alla nostra minuscola cittadina nda) Luigi Spina e Domenico Sesta, hanno ideato e partecipato alla costruzione del primo tunnel per consentire la fuga da Berlino Est a Berlino Ovest. Una rocambolesca avventura dove Spina e Sesta hanno l'idea geniale di vendere ai network televisivi americani i diritti delle immagini del tunnel e dell'evacuazione attraverso di esso, dei rifugiati. Questa operazione, molto audace per quei tempi, è l'asso nella manica con cui si rende possibile e realizzabile l'incredibile sogno della libertà. Questa, sintetica, la presentazione del filmato disponibile online.

Più articolato, e sotto un certo punto di vista emozionante, il racconto di Jeena Cucciniello, pubblicato da Friulioggi.it. Eccolo!

“Si chiama Luigi Spina, “Gigi” il goriziano che, insieme al suo amico Domenico Sesta, detto “Mimmo”, pugliese, organizzò la costruzione del primo tunnel sotto il muro di Berlino. I due, conosciutisi a Gorizia e ritrovati alla Technische Universität di Berlino, infatti, cercavano una via di fuga per liberare il loro compagno di studi Peter Schmidt, rimasto intrappolato insieme alla famiglia nella Berlino Est.

L’incontro a Gorizia. Luigi Spina già all’età di nove anni vive la divisione di una città: Gorizia era divisa da un filo spinato. Sesta abita nella parte della Gorizia occidentale, mentre quella orientale finisce sotto la Jugoslavia. Nel 1961 iniziò a studiare arte e design all’Università di Berlino Ovest. Poco dopo si ritrova in una nuova città divisa, questa volta a Berlino.

Domenico Sesta, pugliese diplomato, fino all’età di 15 anni fu ospitato in seminario, poi si trasferì a Gorizia per prendere il diploma. Nel frattempo si trovò coinvolto anche nelle manifestazioni di solidarietà della città, all’epoca zona di confine italo-jugoslava. Proprio a Gorizia diventò amico di Spina ed insieme a lui si trasferirono a Berlino, dove Sesta voleva studiare architettura.

L’impresa. Impiegarono più di quattro mesi i due amici della Berlino Ovest per scavare il tunnel, rischiando così la vita per salvare amici e parenti. Alla fine Sesta e Spina realizzarono una galleria di 135 metri, scavata nel sottosuolo della città e che, il 14 settembre 1962, proprio un anno, un mese e un giorno dopo la costruzione del Muro, aiutò a fuggire ben 29 persone. I due italiani, studenti d’arte, non sapevano come continuare e chiesero l’aiuto di altri compagni della vicina università tecnica: Hasso Herschel e Uli Pfeiffer. Per finanziare i lavori, Mimmo e Gigi decisero di vendere i diritti delle immagini del tunnel e del trasporto dei rifugiati ad un network americano. In questo modo, tramite il finanziamento della statunitense NBC, i lavori per il “tunnel degli italiani” proseguirono. In cambio la NBC filmò le attività di scavo e il momento in cui uomini, donne e bambini uscivano dalla galleria, trovandosi così in Occidente. Le immagini di quel film si diffusero in tutto il mondo quando la NBC, il 10 dicembre 1962, le trasmise al grande pubblico di oltre 30 paesi.

Il documentario dell’impresa unica e straordinaria è stato l’unico a vincere un Emmy Award come miglior programma dell’anno. Sesta e Spina nel 2000 ricevettero la Medaglia d’oro al valor civile.”

Mi dicono che in città, e precisamente in via Rastello, vive ancora una parente del nostro eroe. E non poteva essere diversamente. Tenuto conto che da questa via sta iniziando il Rinascicomento cittadino.

Nessun commento:

Posta un commento