Il verde che resiste – Ma per quanto ancora?

C'è un dettaglio che in pochi notano, eppure dice molto. In via Duca d’Aosta, a Gorizia, davanti all’edificio che un tempo ospitava il dispensario – oggi sede di alcune associazioni – ci sono due alberi sopravvissuti al tempo e, per ora, anche al cemento. Il muretto di recinzione è stato costruito lasciando spazio ai loro tronchi. Un piccolo gesto, forse, ma carico di significato: rispetto, attenzione, coesistenza.

Era un altro tempo? Era un’altra sensibilità?

Oggi mi chiedo se quella cura per il verde sia ancora viva nella nostra città. Basta guardare altrove per avere qualche dubbio. Il recente intervento nel parco Coronini, ad esempio, ha lasciato l’amaro in bocca a chi sperava in una valorizzazione rispettosa. Più che un restauro, sembra una razionalizzazione, con potature aggressive e una perdita silenziosa di ombra, frescura, biodiversità.

E che dire della scelta – a dir poco singolare – di piantare olivi nelle aiuole spartitraffico? Piante che richiedono condizioni specifiche e non offrono ombra, inserite in contesti dove il verde dovrebbe servire prima di tutto a mitigare calore, smog, rumore. Una scelta estetica scollegata dal contesto, più simbolica che funzionale.

A Gorizia, gli alberi sono spesso trattati come ostacoli. Tagliati, dimenticati, sostituiti da aiuole asettiche o da piante ornamentali che nulla hanno a che fare con il nostro paesaggio. Eppure, il verde urbano non è solo un elemento decorativo: è benessere, memoria, respiro.

Ma la responsabilità non è solo delle amministrazioni pubbliche. Anche i cittadini, i privati, devono fare la loro parte. Un giardino, un’aiuola, perfino un terrazzo verde, richiedono tempo, attenzione, pazienza. Curare il proprio verde significa prendersi cura anche del contesto in cui si vive. Non basta piantare: bisogna potare con criterio, annaffiare con regolarità, lasciare spazio alla crescita e alla vita. È un gesto quotidiano, fatto di stagioni e di gesti silenziosi, che racconta chi siamo e che mondo vogliamo lasciare.

Quel muretto interrotto di via Duca d’Aosta dovrebbe diventare un monito per tutti: l’ambiente va rispettato anche nei dettagli, anche nei lavori più semplici. Lasciare spazio a un albero non è un’eccezione: dovrebbe essere la regola.

Un esempio concreto? In via Crispi, dove un distributore dismesso sarà trasformato in parcheggio. Lì sorge un maestoso albero: l’auspicio è che venga salvaguardato e integrato nel progetto, perché un parcheggio non è solo uno spazio per auto, ma anche un’opportunità per dimostrare che si può costruire senza distruggere, convivere senza sacrificare.

La città che vogliamo comincia da qui.

Una scrivania, un paese e una scoperta inaspettata


Ho una passione che mi accompagna da anni: i mobili usati. Mi piace cercarli, immaginarli in una nuova vita, toccare le venature del legno che ha già visto passare anni e mani. C’è qualcosa di profondamente poetico in un mobile che ha già avuto un passato e che trova posto nelle mie case, come se raccontasse una storia silenziosa.

Proprio per seguire questa passione, oggi sono andata a Valvasone a ritirare una scrivania. È solo a un’ora da casa, eppure non c’ero mai stata. È strano come certi luoghi vicini restino fuori dalle nostre traiettorie quotidiane, finché un pretesto non ci spinge a deviare.

La strada per arrivarci è già di per sé un piacere. Mentre percorrevo la Napoleonica, quella lunga via diritta che collega Palmanova a Codroipo, ho avuto la fortuna di assistere a un'esercitazione delle Frecce Tricolori, proprio nei cieli sopra Rivolto. Un passaggio improvviso, elegante e potente, che ha reso il viaggio ancora più emozionante. Quelle scie nel cielo sembravano quasi un presagio di bellezza.

Valvasone mi ha sorpresa. Un borgo raccolto, elegante, con una bellezza che sa di equilibrio: l’architettura è sobria e raffinata, con tratti che ricordano Venezia, ma senza ostentazione. Passeggiare per le sue stradine è come fare un salto nel tempo. E poi, la chiesa.

Non sapevo dell’organo. È un vero capolavoro, straordinario non solo per la qualità acustica (mi dicono) ma per la struttura stessa, riccamente decorata. Una meraviglia che, da sola, giustificherebbe il viaggio. Sono rimasta a lungo in silenzio ad ascoltare, anche solo il rumore dei miei passi sulle pietre.

Sono tornata a casa con la scrivania che desideravo, certo, ma anche con qualcosa in più: la sensazione di aver aggiunto un piccolo tassello alla mia mappa del cuore. Valvasone è ora un luogo che non dimenticherò, scoperto per caso grazie a un mobile di seconda mano. E forse è proprio questo il bello delle passioni: ci portano dove non avevamo pensato di andare.

La ricchezza culturale del Goriziano: Un riconoscimento a Hans Kitzmuller

Gorizia, città di confine, ed il suo territorio da sempre hanno rappresentato il punto d'incontro di culture diverse: slava, friulana, tedesca e italiana. Questa commistione di identità ha dato vita a una ricchezza culturale che non dobbiamo dimenticare, e uno dei protagonisti che da anni contribuisce a questa valorizzazione è Hans Kitzmuller, con la sua piccola ma preziosa casa editrice Braitan.

La sua attività editoriale ha avuto il merito di dare voce a poeti e scrittori del Goriziano ovvero Friuli, Slovenia e Carinzia, un'area geografica e culturale che, nonostante le divisioni storiche e politiche, conserva una straordinaria affinità nelle tradizioni letterarie e nei temi. In un contesto così delicato, dove spesso le frontiere invisibili rischiano di isolare piuttosto che unire, Kitzmuller ha saputo abbattere questi muri, offrendo uno spazio di dialogo e reciproca comprensione.

Recentemente, la sua casa editrice ha festeggiato un traguardo importante: i 40 anni di attività. Un'occasione che è stata celebrata con letture pubbliche dedicate, tra gli altri, a uno degli autori più significativi di questa tradizione, Alojz Gradnik. La raccolta di poesie di Gradnik, recentemente ripubblicata, è solo l'ultima di una lunga serie di opere che testimoniano l'importanza di mantenere viva la memoria storica e culturale di questa regione.

Gradnik, poeta di origine slovena, ha scritto poesie che raccontano la terra, il popolo e la storia di una Gorizia che, oggi come ieri, è un punto di confluenza di linguaggi, tradizioni e sensibilità diverse. È proprio su queste fondamenta che Kitzmuller ha costruito la sua casa editrice, facendo in modo che la bellezza della diversità culturale non fosse solo un tema da celebrare, ma anche un valore da difendere.

Nel cuore di Gorizia, quindi, la sua piccola casa editrice continua a essere un faro di speranza, un ponte tra le culture che si affacciano sul nostro territorio, un luogo dove la poesia e la letteratura diventano linguaggio universale e senza confini.

In un mondo in cui spesso sembra che le differenze separino, è fondamentale ricordare che la bellezza della nostra città risiede proprio nel confronto e nel dialogo tra culture diverse. Hans Kitzmuller, con il suo lavoro editoriale, ci offre ogni giorno un esempio di come, attraverso la parola scritta, possiamo costruire ponti anziché muri. La raccolta di poesie è disponibile in tutte le librerie