Gorizia: Una Gemma turistica da scoprire lo dice anche l'IA

Stamattina mi è venuta un’idea: quella di chiedere a Chatgpt che ne pensa di Gorizia quale meta turistica. Questa è stata la risposta: “Gorizia: Una Gemma Turistica da Scoprire”

Introduzione. Gorizia, situata nel cuore del Friuli Venezia Giulia, è una città che incarna un mix unico di storia, cultura e bellezze naturali. Questa breve analisi esplora le potenzialità turistiche di Gorizia, focalizzandosi su come questa città potrebbe emergere come una destinazione turistica di rilievo.

Patrimonio Storico e Culturale. Gorizia vanta un ricco patrimonio storico, che si riflette nei suoi monumenti, musei e architettura. Il Castello di Gorizia, che domina la città dall'alto, offre una vista mozzafiato e un'immersione nella storia medievale. La città è stata un importante centro durante l'Impero Austro-Ungarico, e questa eredità è visibile nei suoi eleganti edifici e piazze.

I musei di Gorizia, come il Museo della Grande Guerra e il Museo di Santa Chiara, conservano tesori che raccontano storie del passato e offrono ai visitatori una comprensione profonda delle vicende storiche che hanno plasmato la regione. Gli eventi culturali, come il Festival Internazionale della Storia, attirano studiosi e appassionati da tutto il mondo, contribuendo a fare di Gorizia un centro di scambio culturale e intellettuale.

Bellezze Naturali e Turismo Attivo. Circondata da colline e vigneti, Gorizia è anche una meta ideale per gli amanti della natura e del turismo attivo. I percorsi escursionistici che attraversano il Collio Goriziano offrono agli escursionisti e ai ciclisti panorami spettacolari e la possibilità di esplorare un paesaggio variegato e rigoglioso. Le opportunità per il birdwatching e la fotografia naturalistica sono abbondanti, grazie alla biodiversità della zona.

Enogastronomia. Un altro punto di forza di Gorizia è la sua tradizione enogastronomica. La regione è famosa per i suoi vini, in particolare il Collio DOC, che attira enofili da ogni parte del mondo. Le cantine locali offrono degustazioni e visite guidate, permettendo ai turisti di scoprire i segreti della vinificazione e di assaporare prodotti di alta qualità. I ristoranti della zona servono piatti tipici della cucina friulana, combinando ingredienti locali e ricette tradizionali per offrire esperienze culinarie indimenticabili.

Posizione Strategica e Accessibilità. Gorizia gode di una posizione strategica, situata al confine con la Slovenia e vicina a città importanti come Trieste e Udine (personalmente ci aggiungerei Lubiana e Venezia che in fin dei conti distano a poco più di un’ora dalla città nda). Questa posizione la rende facilmente accessibile sia per i turisti italiani che per quelli internazionali. Le infrastrutture di trasporto, comprese le reti ferroviarie e stradali, permettono collegamenti agevoli e rapidi con altre mete turistiche del Friuli Venezia Giulia e oltre.

Conclusione. Gorizia ha tutte le carte in regola per diventare una destinazione turistica di rilievo. La combinazione di storia, cultura, bellezze naturali ed eccellenze enogastronomiche offre un'esperienza ricca e variegata ai visitatori. Con una promozione adeguata e lo sviluppo di infrastrutture turistiche sostenibili, Gorizia può sicuramente emergere come una gemma nascosta pronta per essere scoperta dal mondo."

Questo ci dice l'Intelligenza artificiale riguardo le potenzialità turistiche di Gorizia e questo, con i necessari approfondimenti, dovrebbe essere il canovaccio dal quale partire per ridare smalto ad una città che gli stessi abitanti, con rare eccezioni, considerano chi spenta chi sonnachiosa. Ci vuole uno sprint e l'evento GO! 2025 certamente va visto in quanto tale. Il problema sarà il "dopo". Ed è per costruire il "dopo" che non soltanto i soggetti investiti di poteri pubblici devono fin d'ora (e non dovranno) rimboccarsi la maniche ma ogni cittadino, ogni impresa privata, deve diventare la tessera di un puzzle, fornire una buona idea. Ciò in quanto, se ben coordinate e implementate, le idee possono portare a innovazione, crescita personale e comunitaria, sviluppo economico, e miglioramento della qualità della vita. La chiave è creare un ambiente che ne favorisca la generazione, valorizzi la diversità di pensiero, e promuova la collaborazione tra individui e gruppi. Perchè quando le idee sono integrate e applicate in modo efficace, possono avere un impatto trasformativo e duraturo sulla città e la sua comunità. Sotto a chi tocca, quindi! Il mio l'ho fatto e lo sto ancora facendo ....

Foto dal web: I vigneti di Damijan

Gorizia: mission turistica cercasi per scongiurare la desertificazione commerciale

Nei centri delle nostre città, una metamorfosi silenziosa sta cambiando il volto delle vie trafficate e delle piazze accoglienti: i piccoli negozi, cuore pulsante dell'attività commerciale locale, stanno chiudendo uno dopo l'altro. Questo fenomeno, che non riguarda soltanto Gorizia, non è solo una semplice conseguenza del progresso tecnologico o dei cambiamenti nelle abitudini di consumo; è un segno tangibile di trasformazioni più profonde all'interno del tessuto urbano e socio-economico.

Una delle principali ragioni dietro la chiusura dei piccoli negozi nei centri città è l'aumento dei costi operativi. Affitti elevati, tasse locali e altre spese amministrative rendono difficile per i piccoli imprenditori mantenere i loro negozi a galla. Il fenomeno della speculazione immobiliare spesso fa lievitare i prezzi degli affitti, rendendo impraticabile per molti gestori di negozi il mantenimento delle loro attività. Così, i negozi di quartiere, che spesso sono gestiti da famiglie o da imprenditori locali, si trovano ad affrontare una sfida economica senza precedenti. I proprietari dei vani commerciali, immagino, preferiscono tenere sfitti i negozi, piuttosto che abbassare il canone che vorrebbero realizzare. Inoltre, la concorrenza dei grandi centri commerciali situati nelle periferie delle città rappresenta un'altra minaccia significativa per i piccoli negozi del centro città. I centri commerciali offrono una vasta gamma di negozi, parcheggi ampi e comodi, e spesso un'esperienza di shopping più moderna e conveniente. Questo attrae i consumatori lontano dal cuore storico della città, lasciando i piccoli negozi lottare per sopravvivere in un ambiente sempre più ostile.

In aggiunta, i cambiamenti nei modelli di acquisto giocano un ruolo cruciale nella chiusura dei piccoli negozi. L'aumento dello shopping online e dei servizi di consegna a domicilio ha ridotto il flusso di clienti nei negozi fisici, costringendo molti piccoli commercianti a fronteggiare una clientela sempre più ridotta. Sta di fatto che le conseguenze della scomparsa dei piccoli negozi nel centro città vanno ben oltre la perdita di un semplice punto vendita. Questi negozi rappresentano il tessuto connettivo della comunità locale, offrendo non solo beni e servizi, ma anche un luogo di incontro e di interazione sociale. La loro scomparsa impoverisce il carattere unico e l'autenticità delle città, trasformando le strade animate in deserti urbani senza vita.

Una responsabilità, a tale riguardo, è riconducibile alla cosiddetta Direttiva Bolkestein, adottata dall'Unione Europea nel 2006 con l'obiettivo di favorire la libera circolazione dei servizi all'interno del mercato unico europeo. Ciò in quanto ha fortemente influenzato il panorama commerciale, in particolare per quanto riguarda la scomparsa dei piccoli negozi. Anche se, a dire il vero, in Italia, il processo di liberalizzazione in Italia è stato anticipato già nel 1998, con il venir meno dell’obbligo per i comuni di determinare l’equilibrio tra domanda e offerta commerciale. Con ciò impedendo, di fatto, l’entrata nel mercato della grande distribuzione; che oggi ha determinato la quasi totale scomparsa del cosiddetto negozio di vicinato. E non a caso, una delle critiche principali mosse alla Direttiva Bolkestein è che ha aperto la porta alla deregolamentazione e alla liberalizzazione eccessiva dei mercati, mettendo così a rischio la sopravvivenza dei piccoli negozi locali. In sostanza, l'eliminazione di restrizioni e regolamentazioni nazionali ha permesso a grandi catene commerciali e multinazionali di espandersi più facilmente, minacciando la diversità e l'autenticità del commercio locale. Insomma, se sul piatto della bilancia la liberalizzazione dei mercati ha favorito innovazione e competitività, sull’altro altri non è difficile vedere come l'economia locale, l’interesse pubblico e la coesione sociale ne abbiano risentito. Fanno eccezione, sotto questo punto di vista, paesi e città che hanno appeal dal punto di vista turistico. Ed anche Gorizia, quindi, ne potrebbe trarre vantaggio se solo riuscisse a trovare una sua mission. L'afflusso costante di visitatori, infatti, può fornire un sostegno significativo alle attività commerciali locali. Ciò in quanto l’ affluenza di turisti può compensare la domanda locale insufficiente e fornire una fonte stabile di entrate.

Una sfida che Gorizia, più di ogni altra città del Nord Est, deve affrontare il prima possibile, tenuto conto che la sua economia è palesemente in declino. In quest’ottica l’evento di GO! 2025 è soltanto uno step da superare; ciò in quanto nessuno può pensare sia la panacea di tutti i mali. Affrontare questa sfida richiede un impegno concertato da parte delle autorità locali, regionali e nazionali: politiche di incentivazione per i piccoli negozi, riduzione degli oneri fiscali, (si è parlato lo scorso anno di applicazione della cedolare secca come gli appartamenti) piani di riqualificazione urbana e promozione turistica sono solo alcune delle strategie che possono contribuire a preservare il tessuto commerciale locale e a garantire che la città rimanga viva e vitale per le generazioni future. Solo così potremo evitare che via Carducci, via Ascoli, via San Giovanni (vedi foto), via Monache oltre a via Rastello, tanto per citare i casi più eclatanti, diventino mere ombre del loro passato, privando la città dello spirito vibrante e della ricchezza culturale che l’ha resa unica nel panorama urbano nazionale.

Quando la musica unisce: la storia di Maria de Pace

Ad ottobre del 2023, per i tipi della Braitan, è stato pubblicato un interessante volume a cura di Hans Kitzmuller, germanista, traduttore, e pubblicista, autore di numerose opere sulla cultura tedesca e mitteleuropea a Gorizia, oltre che di fortunati romanzi e taccuini di viaggio. La casa editrice fondata nel 1984 dallo stesso Kitzmuller, è dedita alla riscoperta dei più significativi autori sloveni, friulani e carinziani. E, di conseguenza, non ci poteva essere miglior casa per accogliere l’ultima fatica dell’instancabile navigatore dal titolo Gorizia austriaca, pagine ottocentesche. In questo volume Kitzmuller raccoglie brani e citazioni di carattere storiografico, saggistico, letterario e giornalistico proponendo una scelta di visioni e testimonianze ottocentesche di autori italiani, sloveni e tedeschi intorno ad alcuni aspetti molto originali di quella affascinante ma perduta identità storica e geografica che caratterizzava il Goriziano nel suo secolare passato di convivenza di nazionalità e lingue diverse.

E’ in questo contesto che, sempre Kitzmuller, per il Dizionario biografico dei friulani, ha raccontato la bella e per certi versi sconosciuta storia di Maria de Pace che, nata a Tapogliano (Udine) nel 1882 morì nel 1958 a Graz (Stiria, Austria). La nobildonna che si distinse nell’assistenzialismo, fu di profondi sentimenti patriottici filo austriaci ed i suoi interessi riflettono l’atmosfera che si respirava nella famiglia dei conti Pace, contraddistinta da una notevole sensibilità per i problemi sociali e da una certa attenzione per la letteratura friulana. I Pace, peraltro, vantavano fra gli antenati anche la prima letterata conosciuta della regione. Si tratta di Teresa de Pace nata a Vienna nel 1760 dalla famiglia dei conti di Thraun, la quale si stabilì a Gorizia dopo aver sposato il conte Bernardino de Pace. Teresa che dimostrò particolare abilità nel disegno (peraltro fatto quasi consueto per le nobildonne del tempo) si dedicò allo studio delle lingue e delle letterature italiana e francese. Dalle sue ampie letture che spaziarono anche nella filosofia, ne uscì un saggio dal titolo Riflessioni storico-critiche sopra le migliori opere d’autori moderni fatte per diporto da una dama. Pier Antonio Codelli, monsignore, al quale è dedicata la centralissima via cittadina a Gorizia, la menziona specificatamente nell’opera Gli scrittori friulano-austriaci. A Tapogliano crebbe assieme a Therese Lapenna, orfana ospite dei Pace. Lapenna si distinse nelle traduzioni e viene ricordata per una sua conferenza in friulano sulla Croce Rossa, letta ad Aiello il 22 novembre 1914 e stampata in opuscolo. Maria Pace sembra condividere la sensibilità di Teresa e seguirne l’esempio. Durante la grande guerra la nobildonna si impegnò infatti in Austria collaborando nell’organizzazione per l’assistenza ai profughi giunti dal Friuli austriaco, al cui vertice si prodigava monsignor Faidutti, deputato isontino al parlamento di Vienna. Alcune pubblicazioni testimoniano il profilo culturale e l’impegno della contessa Maria Pace in tempo di guerra. Si tratta di due libretti da lei curati con grande perizia nel 1917, entrambi stampati a Graz sotto l’egida della luogotenenza della Stiria e destinati ai profughi friulani. Un gran numero di abitanti del Goriziano allo scoppio del conflitto si rifugiò o venne avviato a Graz e in altre località dell’Austria in appositi campi, dove rimase sino alla fine della guerra. In quanto componente del Comitato per i profughi meridionali, Maria de Pace collaborò anche ad iniziative volte ad assicurare l’assistenza spirituale. Con questo intento raccolse una serie di canti popolari italiani, friulani e tedeschi ciascuno tradotto anche nelle altre lingue, nonché brani liturgici e di musica sacra, curando l’edizione di una scelta di poesie e canti intitolata Gloria-Viktoria! e una di preghiere e canzoni sacre col titolo Osanna. Questi opuscoli vennero diffusi tra i profughi o tra i friulani che militavano nell’esercito austro-ungarico. I due titoli ricordati hanno arricchito il filone delle traduzioni dal friulano in tedesco o viceversa, invero non molto numerose ma tipiche alla fine dell’Ottocento e nei primi del Novecento nel Goriziano, dove il friulano godeva di una particolare attenzione anche in ambiente colto e aristocratico. Alla fine del conflitto Maria Pace ritornò a Tapogliano, dove abitò sino ai primi anni Trenta. Si trasferì poi a Graz e quivi trascorse il resto della sua vita. Morì nel capoluogo stiriano nel 1958.

Dell’attività svolta da Maria de Pace ne scrive anche Andrea Nicolausig sulla rivista Borg San Roc (n. 31/2019). Racconta, infatti, che tra le molte persone che si distinsero per l’assistenza alle popolazioni profughe in Austria durante la Prima guerra mondiale, va annoverata la contessa Maria de Pace che si adoperò per la realizzazione dei due libretti di musica, entrambi stampati a Graz nel 1917 e pubblicati dall’I.R. Luogotenenza della Stiria con l’approvazione dell’Ordinariato arcivescovile di Seckau presso Graz. È davvero significativo, osserva Nicolausig, riscontrare che in un momento drammatico come quello della profuganza si sia pensato di realizzare due pubblicazioni così preziose ad uso del popolo con canti in tedesco, friulano e italiano, molti dei quali tutt’ora eseguiti nelle cantorie parrocchiali del Goriziano. Non si può dimenticare che in quegli anni si trovava profugo a Wagna anche il maestro della Cappella Metropolitana di Gorizia Augusto Cesare Seghizzi, che compose in tale occasione una «Messa da Requiem». Il campo di Wagna che vide la presenza di un numero notevole di cittadini di Gorizia, al suo interno, oltre alle scuole, alla chiesa e alle piccole attività culturali, aveva anche la scuola di musica per bambini. E questa era guidata proprio dal maestro Augusto Cesare Seghizzi. Il canto, quindi, come sintesi di amicizia e fratellanza. Non può stupire, quindi, il grande entusiasmo che fu dimostrato in tutta l’Austria per il grande concerto eseguito a Vienna, alla presenza di alcuni membri della famiglia imperiale, il 31 marzo 1916.

La musica, quindi, come condivisione. Non può che essere letta così l’iniziativa di Maria de Pace nel momento in cui i goriziani vissero la drammatica esperienza di dislocamento, sofferenza e incertezza. Non si può negare che questo periodo segnò un importante capitolo nella storia della città e rappresenta un esempio delle conseguenze umane e sociali ancor’oggi, a mio avviso, percepibili. Ben vengano, quindi, le iniziative come il concorso internazionale Intitolato a Cesare Augusto Seghizzi, musicista e compositore goriziano, fondato nel 1961 che ogni anno, d’estate, si svolge in città. Il concorso ha una lunga storia e ha contribuito a promuovere la musica corale, attirando cori e musicisti da tutto il mondo. La musica è un linguaggio universale, un mezzo di comunicazione che supera barriere culturali, linguistiche e geografiche. La sua capacità di connettere le persone, evocare emozioni e creare un senso di appartenenza è straordinaria. La musica, quindi, come condivisione: Maria de Pace dixit!